E’ morto Paolo Grassucci

E’ morto Paolo Grassucci

25 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

Era schietto, a tratti era senza mezzi termini. Vita dura, durissima. Oggi è facile esaltare, ieri era difficile vivere. Giampaolo Grassucci era un uomo figlio di una comunità dove nulla era scontato, tutto conquistato. Occhi intelligentissimi, ti “rubava” fino le espressioni, i respiri, nulla gli sfuggiva.

Mi raccontò della emigrazione in Germania, dell’incontro con le arti marziali. Confesso da piccolo facevo vanto della sua “forza”, io malecerito avevo uno che portava il mio stesso cognome che era campione e di uno sport dove, scusate la mia grossolana ignoranza, ma si faceva a botte. E lo ringrazio per avermi, lui non lo sapeva, fatto sentire tosto. Mi ha donato luce riflessa come la luna con il sole, per dirla con Dante.

Ultimamente ci sentivamo per Fb, lui commentava le mie cose e metteva mi piace quando rivendicavo antiche origini di sinistra rigorosa, estrema, dalla parte degli ultimi. Perchè lui era comunista e nel senso di quella umanitaria che era erede del riscatto di gente che, letteralmente, non aveva niente se non la volontà di farcela.

Ho sempre immaginato che lui, Giampaolo, combatteva con questo orgoglio, con un poco di rabbia addosso che ci portiamo dentro noi di questo posto e con questo cognome.

Paolo mi ha scritto tempo fa per il dolore di Linda, un segno che aveva letto. La vita non gli ha risparmiato questo ultimo dolore, di vedere un sogno svanire ingiustamente, e c’è da bestemmiare. C’è da bestemmiare per chi la vita non l’ha trovata in un pacco dono, ma nel freddo di una sfida già a venire qua.

Mi ha detto grazie, mi ha ringraziato, dell’articolo il 30 novembre scorso, generoso anche nel dolore ed è difficile. Questa mattina il mio amico Enzo Eramo mi dice della sua morte, non me lo sarei mai aspettato per me il dolore di quella famiglia era già immenso e ingiusto, ma la vita è ingenerosa sempre.

Ti saluto Paolo, stringo il pugno e ti saluto anche la vita conquistata ti tradisce. Ciao compagno Paolo, c’è un posto dove nasce il sole dell’avvenire, dove non c’è ingiustizia, in quel posto hai conquistato il diritto di stare. Grazie per avermi fatto sentire forte e fatto gonfiare il petto.

 

Nella foto Paolo Grassucci durante il conferimento della benemerenza in comune a Sezze