Fase 2 / Non mi svegliate ve ne prego. Il ritorno degli sciocconi, imprudenti e facce di bronzo

Fase 2 / Non mi svegliate ve ne prego. Il ritorno degli sciocconi, imprudenti e facce di bronzo

16 Maggio 2020 2 Di Maria Corsetti

“Non mi svegliate ve ne prego
Ma lasciate che io dorma questo sonno,
C’è ancora tempo per il giorno
Quando gli occhi si imbevono di pianto
”*

16 maggio 2020. Il bivio. Da 12 giorni, dal 4 maggio è permesso mettere il naso fuori. I primi giorni sono stati ovattati, è stato come uscire da un letargo. Lenti, storditi, affamati di aria e incapaci di respirare. Dopo due giorni la riconquista del mare e della pista ciclabile, con limiti più o meno rigorosi, ma sempre riconquista.

Ho visto cose bellissime. Ho visto ragazzi giovanissimi in bicicletta, sui pattini, a piedi, con la mascherina, correttamente distanziati. Li ho sentiti raccontarsi di cosa avevano studiato e nessuno aveva il telefono in mano e neanche le cuffiette. Truppe di adolescenti in libera uscita pomeridiana, liberi da tutto.

Ho visto bambini camminare sulla sabbia, ho visto genitori in bicicletta con i loro bambini. Se stavano con il padre, il padre davanti e i pargoli arrancavano dietro, ogni tanto il papà si girava, mica tanto spesso. Se stavano con le mamme, le mamme precedevano vigili sulla pedalata dei cuccioli. Si potrebbero scomodare non dico la psicoanalisi, ma i luoghi comuni, madre frustrante e padre distratto. Più semplicemente qualche millennio di evoluzione non ha annullato le centinaia di millenni precedenti, padre a caccia che apre la strada e controlla il pericolo, madre dietro e piccoli nel mezzo. Se manca la madre a coprire le spalle, il cucciolo si arrangia come può.

Non mi svegliate, ve ne prego. Questo è un sogno.

Poiché è un sogno, eviterò di usare termini, qualcuno li ha definiti volgari, io li trovo appropriati, che potrebbero disturbare. Lascio alla fantasia di ciascuno – suggerisco di provare con una rima – il compito di tradurre mentalmente espressioni come faccia di bronzo, imprudente, scioccone, .

Dunque, mettendo da parte gli aspetti drammatici della pandemia, questi due mesi di fermo ci hanno restituito un mondo dall’aria pulita, il gusto del silenzio, la dolcezza di un soffio di vento sul volto, la scoperta della sobrietà. La prima settimana di libera uscita è stata una gioia assoluta.

Ma da qualche giorno si sta uscendo dalla sindrome della capanna. Diciamo che da giovedì molto è cambiato.

Sono riapparsi i motociclisti, che hanno tutto il diritto di farsi una passeggiata sulle amate due ruote. Non vedo la necessità di alcuni sciocconi di sgasare, impennare, piegare, spiottare in pieno centro o sul lungomare. Non sono avanzati un paio di droni, tanto solerti a Pasqua e pasquetta?

Non è da meno qualche automobilista faccia di bronzo, che non si capisce dove va così di fretta, ancora non è il 18 maggio, è tutto chiuso.

Se gli adolescenti sono ligi e stanno distanziati, non altrettanto di può dire di alcuni gruppi di donne, che percorrono il lungomare in branchi piuttosto serrati, senza neanche la mascherina. Perché se tintura e ceretta richiedono manutenzione costante, il silicone resiste più a lungo. Se incontri queste imprudenti, devi per forza cambiare marciapiede, parlano moltissimo, ti alitano in faccia.

Infine quello che speravo di non vedere mai più, per una settimana ho creduto che la pandemia li avesse (estinti non si può dire, è molto scorretto) in qualche modo li avesse fatti riflettere: i maschi, e neanche troppo giovani, con il risvoltino alla caviglia e l’aria da fini economisti che ora ci pensano loro. Sono tranquilli. Non è un aggettivo insolente, ma la rima ci sta.

 

*da “Non mi rompete” Banco del Mutuo soccorso – 1973

Nella foto: il tramonto, bellissimo, di venerdì 15 maggio