Esiste una Latina bella, l’uomo dei fiori nella città dei bravi

Esiste una Latina bella, l’uomo dei fiori nella città dei bravi

21 Maggio 2020 1 Di Lidano Grassucci

Arrivo in città, Latina intendo, non presto in quella fascia di tempo in cui si è già svegli ma si ha memoria dei sogni. La città è sciatta nell’impegno dei bravi a rispettare le regole dimentichi di amore (ogni riferimento all’amministrazione Coletta è voluto).

Lui non è alto, ma ha un sorriso altissimo, è un pensionato che in mani ha ancora la sapienza contadina, è di origini coresi (e la cosa conta e non poco), sta curando i fiori negli spazi dei parcheggi intorno al Teatro comunale chiuso, accanto all’ex consorzio agrario “provvisoriamente in eterno mercato annonario” in abbandono da anni. I parcheggi, naturalmente sono vuoti, l’immondizia esonda dai cassonetti che stanno lì dalle guerre puniche e pare non abbiamo risentito in nulla del passaggio da Latina ambiente a Abc, sono solo più vecchi. Lui, il signore dei fiori, sorride saluta, mi fa vedere una rosa spezzata “non c’è rispetto di nulla”.

Ha le mani contadine, mi ricorda quelle di mio nonno, erano di cuoio ma quando prendeva le rose diventavano delicate come il volo di una farfalla. Le aiuole che cura sono affardellate di colori, sono incroci incredibili di piante grasse e… magre sono come le piante spontanee dei nostri lepini che fanno oasi di terra tra il calcare delle rocce. Un giorno mi ha presentato la nipotina, non era orgoglio di più. Penso alla boria di chi crede che il mondo sia un circo con i gladiatori e non una ipotesi di vita di persone che possono amare i fiori. Sul muro dell’ex consorzio l’intonaco si scrosta e un vecchio murales fatto dai ragazzi dell’artistico decenni fa fa una atmosfera cubana. Ecco c’è una cosa bella, l’umanità che non ha regole ma amore se c’è chi cura i fiori.