La statua di San Lidano a Sezze e la lezione dei moai dell’isola di Pasqua

La statua di San Lidano a Sezze e la lezione dei moai dell’isola di Pasqua

5 Giugno 2020 0 Di Lidano Grassucci

Seguo da lontano, ma non fisicamente, ma nel tempo la vicenda della statua di San Lidano a Sezze. Nel tempo che vuol dire di ricordi di mondi altri e quando la seguì così una cosa ci trovi dentro sensazioni, idee, principi che ora per allora paiono sbiaditi, allora per ora neanche immaginati.

Sapete allora pensavo che “anche i preti si sarebbero potuti  sposare, ma ad una certa età”, preti che non avrebbero avuto la verità ma l’ardire di cercarla ancora.

Sapete allora pensavo che i simboli avessero fatto posto all’umanità e un monumento sarebbe stato era un feticcio di bronzo, non un totem intorno cui danzare, ma una ragazza che spiegava ad un ragazzo come si può guardare il mare scoprendo, se era fortunato e io non lo sono, il creato e il creatore.

Sapete allora pensavo che ci sarebbe stato un mondo civile così orgoglioso della sua libertà che si sarebbe ribellato ad ogni ordine fosse anche dell’ordine costituito.

Sapete allora pensavo che ad ora la fatica sarebbe stata sostituita dalle opportunità per ogni talento.

Ora per allora vedo l’ingenuità con cui guardavo mostri di pensiero pensando che non erano macchiette di poteri che non conoscevano ma generosi di una generosità solo diversa. Invece? Ora che guardo allora capisco questa storia: nell’isola di Pasqua sono lontani da ogni dove, come un mondo estraneo, presero a pensare di dover ringraziare Dio e per farlo si fecero presuntuosi alla stessa domanda, tanto da mettersi a gara a fare monumenti sempre più grandi e sempre più distanti e per portarli tagliavano sempre più alberi. Non onoravano Dio, ma gareggiavano alla loro vanità.

La storia finì che i feticci diventarono il fine e morì anche l’ultimo albero, avevano ucciso la creatura per ossequiare un Dio che nulla aveva chiesto ricevendo la vanità come risposta.

Si chiamano moai sono diventati non il ponte a Dio ma essi stessi dio di una fede di feticci. Quando il feticcio diventa più importante del creato temo ricordando ora per allora la rivolta contro… l’ipocrisia. I moai non guardavano il mare ma “proteggevano” dal mare.

Mi han detto
Che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria o dell’eroe
Perchè è venuto ormai il momento di negare
Tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
E un dio che è morto

Francesco Guccini, Dio è morto

Morale: sono contro i moai anche se si chiamano Lidano, dio abbia in gloria il santo che vive dentro chi lo crede, che vive accanto a chi lo rispetta, sta nelle memorie ma mai nelle genuflessioni