Festival Pontino, Granata e Cellacchi, la musica che scorre nelle vene

Festival Pontino, Granata e Cellacchi, la musica che scorre nelle vene

17 Settembre 2020 0 Di Luca Cianfoni

Ieri al Circolo Cittadino Sante Palumbo di Latina è andato in scena il secondo appuntamento di settembre del 56° Festival Pontino di Musica del Campus Internazionale di Musica di Latina.

Danze non danze e il paesaggio sonoro di milano

Sala piena, sul palco al momento solo il pianoforte, che il pubblico brama ascoltare. C’è tanta voglia di musica, tanto che appena entrano Francesco Granata e Andrea Cellacchi si crea subito il silenzio, che lascia elegantemente il posto alle note di Sarabande et Cortege di Henri Dutilleux, qui il tema musicale ha origine dal pianoforte a cui subito si unisce il fagotto. Una scrittura enigmatica, che tende al piano, al nascosto, a far esprimere quasi sottovoce gli strumenti; una scrittura che sembra stentata e sghemba, ben interpretata dagli interpreti. La seconda parte il mouvement de marche risulta invece nervosa, isterica nella scrittura, quasi un gioco contrappuntistico, di rimandi, dall’uno all’altro strumento. Il secondo brano in programma è del compositore ungherese contemporaneo, Iván Erὄd, Sonata “Milanese”. Il brano come si può immaginare trae ispirazione dal paesaggio sonoro della città meneghina e sembra quasi evocare una storia. Nell’allegro molto iniziale le frasi musicali si susseguono e si rincorrono tra gli strumenti, facendo diventare musicale il caos di Milano. L’andante tranquillo sembra quasi un notturno jazz, con il suono del fagotto che si fa più dolce rispetto al movimento precedente e vola sulle note del pianoforte. Così sembrano accendersi dietro gli interpreti, le luci di Milano che fanno da sfondo ad un uomo che cammina nelle strade meneghine, solo e pieno di rabbia. La forza e la passione di Granata sono eccezionali nella parte centrale di questo secondo movimento, che termina dolce com’era iniziato. Il movimento finale, lento molto giusto. Presto conduce immediatamente in vortici di note che sembrano attorcigliarsi su loro stesse come la conchiglia di un nautilus. Sembra allora di aver accompagnato l’uomo solitario del precedente movimento a casa, insonne, perso nei suoi pensieri.

Tango, Sonatina e Opera, la visceralità della musica

La seconda parte del programma inizia con un grande classico, Astor Piazzolla, e una suite di tango intitolata Le Grand tango, che, come ricorda Cellacchi è in realtà una fantasia per violoncellisti che lui ha efficacemente rubato e trascritto per il fagotto. Bastano le prime battute per capire come il furto sia ben riuscito e scatenare le fantasie e la voglia di danzare, grazie ai tempi sincopati e contratti dei tango del compositore argentino. Cellacchi durante l’esecuzione è talmente preso dalla musica che sembra ballare con il suo fagotto. Una musica dal punto di vista esecutivo molto difficile, ma che grazie all’interpretazione eccelsa dei due musicisti, sembra essere semplicissima. Il finale di questa suite merita una menzione particolare per efficacia e spettacolarità, i due interpreti infatti, si scambaiano una rapida occhiata e poi via, partono per un unisono, una discesa pulita, precisa, cristallina, per un finale da incorniciare! A seguire un’opera culto tra i fagottisti, la Sonatine, di Alexandre Tansman: un’opera che i due interpreti avevano già suonato insieme 7 anni fa, ovvero quando praticamente erano ancora dei bambini. Un particolare questo che fa risaltare le qualità tecnico-esecutive dei due interpreti per un brano molto difficile e tecnico. Il fagotto infatti scende in sonorità molto gravi, per poi risalire come un fulmine e allo stesso modo il pianista. L’Aria – largo cantabile è molto melodrammatica e passionale, mentre nello Scherzo. Presto finale, Cellacchi sembra volare sulla velocissima ripetizione di note di questo scherzo, un movimento sfidante per entrambi i musicisti, che con le loro note sembrano interrogare continuamente il pubblico, farlo partecipe della composizione. Infine non poteva mancare una marca d’italianità; l’ultima composizione infatti è di Antonio Torriani ed è un Divertimento su temi della Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Questa suite di temi fu scritta dal compositore, che era anche fagottista ed era una sorta di opera light, come suggerisce Cellacchi nell’introduzione, per coloro che non potevano andare all’opera.

Un duo veramente brillante, che ha entusiasmato ieri sera e ha dato nuova linfa alla musica e al palcoscenico concertistico pontino, con Granata e Cellacchi che interpretano non solo con il loro strumento, ma anche con il loro corpo, con i loro movimenti, esprimendo e trasmettendo al pubblico il loro amore passionale e viscerale per la musica.