Mentre Coletta ci pensa nessuno semina il “grano” di giugno e Cecere ci prova

Mentre Coletta ci pensa nessuno semina il “grano” di giugno e Cecere ci prova

3 Ottobre 2020 1 Di Lidano Grassucci

In autunno è tempo di foglie morte, ma in autunno si semina il grano che diventerà pane a primavera. Ora è tempo di semina. A Latina a primavera “trebbieremo” il sindaco nuovo, ma stiamo seminando? Damiano Coletta è sindaco in carica, Lbc lo rivorrebbe sindaco, lui fa lo schizzinoso e chiede tempo. Quindi? Non si considera seme per il grano. Naturalmente è melina, tattica (un poco infantile), e tra breve il suo semino sarà nel solco.

Ma chi altro semina? La società civile (ma cosa significherà poi, io lo uso perchè ora mi serve ma mi pare ‘na str….) vedendo il solchi vuoti autoseleziona grani nuovi: Annalisa Muzio, ora pare che sia disponibile anche il segretario generale della Cisl Roberto Cecere. La prima ha messo su la sua rete, il secondo conta sul sindacato più forte della provincia. Tutto può essere, ma la cosa singolare è che ci si candidata tutti per il bene della comunità, nessuno per comandare una fazione. Ricordo a me stesso che noi siamo guelfi e ghibellini, guelfi neri e guelfi bianchi, chi ricorda i loro capi? Ricordiamo il sogno imperiale o papale della città. E litigando su Papi e imperatori fecero grande Firenze, fecero la politica, fecero le banche e fecero la bellezza.

Qui ci facciamo capi, poi decidiamo le parti, un mondo capoculo.

A destra? Non sappiamo che ne rimarrà di loro dopo che Fazzone “resterà un poco incazzato” per l’onta del ballottaggio a Fondi, Zicchieri si sente minacciato dai suoi fratelli italiani, e questi non tollerano l’onta a Nicola Procaccini che voleva “incoronare” la Tintari invece deve aspettare l’elezione.

Il Pd si barcamena tra una definizione di sé alienandosi sulla vexata quaestio di Coletta, come se il Pci si definisse tra pro o contro De Gasperi. La spiego con le parole di Riccardo Lombardi, padre della mia parte politica dentro la mia casa socialista: “Noi socialisti non siamo anticomunisti o filocomunisti, perché ci definiremmo in ragione di altro da noi. Noi siamo sulla questione acomunisti perché siamo socialisti”. Tradotto serve l’identità per dialogare, senza identità “sostieni”, “collabori”, “testimoni” e non sei protagonista.

Le parti si definiscono per se stesse non  per altro da sé.

Ecco alla fine del mio quadro che capisco cosa manca, non ci sono i semi, mancano poche settimane e se non seminiamo a maggio non ci sarà grano. Non basta seminare poi bisogna lavorare e sodo… ma senza seme.