Covid 19/ Bar chiusi “in fretta”: la rivoluzione di fare colazione. Un cornetto ci salverà
27 Ottobre 2020 0 Di Lidano GrassucciHanno chiuso i bar, qualcuno lancia fuochi d’artificio per far finta di una protesta che è più telefonata di un appuntamento dal dentista, e la vita sta sempre altrove. Che fare? Si chiedeva Lenin, semplice rispondo da vecchio menscevico: facciamo tutti colazione, andiamo a pranzo al ristorante. Insomma se su muovono le formiche, una per una non significano nulla, ma insieme cambiamo il mondo.
La mattina andiamo al bar, salutiamo con calore l'”oste”, e ordiniamo. Si ordiniamo, io lo faccio dedicando la mia scelta all’oste che mi ha spiegato il mondo dell’osteria, Fargiani. In suo nome invito alla “colazione civile”, poi al pranzo civile. E’ nelle nostre mani il nostro futuro e dire “mi faccia un caffè”, è un atto rivoluzionario, “vorrei anche un cornetto” è sovversivo.
Non mi piacciono i Masaniello, sempre a servizio di un altro potere, ma quelli capaci di piccoli gesti ripetuti e imitati da tanti mi affascinano.
Abbiamo due problemi: il rischio del male e il rischio di esser poveri. Un caffè ed un cappuccino ci rendono più forti al male e quei due euro di colazione fanno girare la possibilità di esser meno poveri.
Per favore gradirei un caffè, la tazzina bollente, lo zucchero di barbabietola da zucchero, il sorriso della ragazza (ragazzo) dietro al bancone il “grazie” alla cassa fanno la differenza tra l’essere civili e la fine della civiltà.
Ricordo a me stesso che l’Italia è nata al caffè, che la rivolta è nata nei caffè, e fino a quando saranno aperti i bar ci sarà sempre un anarchico che sognerà la libertà.
Sono al terzo caffè, esagererò co sta rivoluzione?
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Info sull'autore
Direttore di Fatto a Latina. Giornalista professionista, laureato in scienze politiche, è stato direttore de Il Territorio, Tele Etere, Economia Pontina, Latina Quotidiano, caposervizio presso Latina Oggi e autore di numerose pubblicazioni.