Sezze è città di pietà non di collezionisti di ossa

Sezze è città di pietà non di collezionisti di ossa

21 Aprile 2021 2 Di Lidano Grassucci

Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos’è il Rinascimento.

Giorgio Gaber, io non mi sento italiano

 

 

Non vivo a Sezze, ma porto questo nome e non mi vergogno (anzi ne sono fiero) delle mie origini, poi pure il cognome conferma quello che il nome evidenzia.  Da un poco di tempo chiunque, o quasi, mi ferma commenta “certo voi a Sezze con i morti”.

Ora che io non abbia nulla a che fare con i morti è evidente… sono vivo.

Nella mia Lepinia era addirittura vietato morire perchè pareva brutto, ma da qui a fare di 21.000 cristiani dei collezionisti d’ossa ce ne passa e tanto.

La responsabilità penale è individuale, la responsabilità morale anche, la collettività si deve interrogare e curare “pandemie” sociali: ma non conosco setini che collezionano ossa, o fanno fermalibri con i teschi. E da bambini giocavano ai 4 cantoni e non alle 4 tombe, e a lippa lanciavamo pezzi di legno non tibie.

Vi assicuro che noi setini siamo “quasi come voi”, umani anzi… allora qui mi incazzo

abbiamo una pietà antica e da secoli una confraternita che si occupa di dare sepoltura agli indigenti, si chiama Compagnia della buona morte. Nel nostro cimitero ci sono seppelliti dei nostri fratelli maggiori e concittadini ebrei, l’unico cimitero ebraico fuori Roma. Da noi, da secoli il lutto delle nostre donne era infinito perché nessuno, dico nessuno, veniva dimenticato. Da noi ci sono, in centro storico, più chiese che case perché lì potevano ricordare in vita chi non lo era per le strade.

Da la sera di ogni venerdì santo ricordiamo “una morte per giustizia ingiusta” che è tutte le morti del mondo e per noi la morte è salvezza e per questo non è “non vita” ma vita che continua. Abbiamo fatto una croce sulla pianura alta come il cielo per dire agli infedeli che qui regna la misericordia e la pietà, non l’abuso e la prepotenza.

Qui su non abbiamo un castello perché non abbiamo mai avuto signori e anche i morti non hanno differenze e nessuno sta più in alto.

Non entro nel merito dei fatti, lo fanno coloro che indagano, chi bara paga il fio del suo barare, ma questa comunità non deve essere “riconsacrata” ma deve essere capace di curarsi, comunque non può essere offesa. Secoli di pietà non valgono un fatto di cronaca per quanto brutto.

Insomma capisco tutto, credo che ci sia anche un problema di morale pubblica, ma… perché le colpe di ciascuno non spiegano i tutti. E le pruderie di tutti non debbono fare mostri solo di alcuni.

A Sezze si commettono reati come ovunque, ci sono buoni e cattivi, ma la lettera scarlatta su di una comunità no, sono cose terribili i fatti di cronaca ma colpevolizzare tutti coloro che hanno occhiali, tutti quelli che pregano il sabato e non la domenica, gli abitanti di un luogo non solo non è giusto ma è pericoloso.

Sezze da l’acqua a tutta la piana, ma per questo non ci sentiamo più puliti e pensiamo che voi senza noi sareste zozzi, ma la stessa acqua beviamo.