Dialogo col gatto, nota con morale

Dialogo col gatto, nota con morale

4 Giugno 2021 0 Di Lidano Grassucci
Anche questa sera la luna è sorta
Affogata in un colore troppo rosso e vago
Vespero non si vede, si è offuscata
La punta dello stilo si è spezzata
Che oroscopo puoi trarre questa sera, mago?
Francesco Guccini, Bisanzio
Parve a me di vedere la coda di un gatto. Parve a me di vederlo nero, che poi tra l’erba spariva. Mi avvicinai, lui era lì, lo sapevo. Lo sapevo, come sapevo di un ragazzo ed un gatto che calzava stivali alla moschettiera. Direte, ma sei folle? No, no vi dico che c’era un gatto e che mi disse: “Sei così derelitto, perché non provi”.

 

“Cosa potrei mai provare, gatto. Poi i gatti non parlano”

 

“Io non parlo mica, sei tu che ascolti, troppi fanno rumore, suoni alcuni ascoltano la vita”

 

“Ma cosa dovrei ascoltare?”

 

“Te, che sono io gatto e la storia mia con una micina”

 

“Sei completamente assurdo, ed io che ti sento sono folle. Poi che mi frega di te e della tua micia”

 

“Ascolta, prova ad ascoltare: la micia venne di venerdì, mi chiese di guardare vespero che veniva e di capire il suo corso nel cielo che la mattina Lucifero è desto”

 

“Ma che sei astronomo? Un gatto astronomo”

 

“Ascolta, lei mi disse: vedi Vespero annuncia il buio, ti accompagna al freddo che fa notte, ma è Lucifero che ti darà il buon giorno. Noi, noi amico mio abbiamo una “stella” della notte ed una “stella” del giorno, sta a te scegliere”

 

Rimasi di sale, vespero era la storia di un gatto, lucifero il sogno dello stesso gatto.

 

Lui mi guardava, lui il gatto, e io: micio ho capito, è Lucifero che cerchiamo, Lucifero al mattino e di Vespero c’è il sonno assassino.

Camminai da allora verso il mattino, irreversibile. Che poi avrà davanti un giorno, ma non devi pensare al giorno che sarà ma al mattino che è.

A me parve di vedere i due mici che si baciavano, ma i mici non lo fanno… ma perché parlano?

…e un’altra notte è andata
Lucifero è già sorta e si alza un po’ di vento
C’è freddo sulla torre, o è l’età mia malata
Confondo vita e morte e non so chi è passata
E copro col mantello il capo e più non sento
E mi addormento
Francesco Guccini, Bisanzio