“I pd alla riversa” di Roccagorga per l’identità di “rivolta”
24 Luglio 2021Esistono dei luoghi dove le cose “rinascono”, “muoiono” nel darsi appuntamento. Roccagorga è rossa dentro, rossa per fame, rossa…
Luna rossa
Chi me sarra’
Sincera
Luna rossa
Se n’e’ ghiuta
Ll’ata sera senza me vede’
Chi me sarra’
Sincera
Luna rossa
Se n’e’ ghiuta
Ll’ata sera senza me vede’
E io dico ancora ca aspetta a me
Vincenzo De Crescenzo, Luna Rossa
La festa de L’Unità a Roccagorga è “alla riversa”, in italiano è capovolta. Sta dentro un Pd pontino attraversato da una crisi identitaria con pochi eguali, sta dentro la solita ricollocazione di chi qui si era collocato. Ed è proprio qui il nodo: qui a Roccagorga non si colgono questi “frutti”, qui scavano sotto le radici di “cerce”, (querce) antiche a trovare tartufi per profumare un piatto nuovo. Ma dove stanno i tartufi lo sanno i cani e gli anziani, lo sa il fiuto e lo sa l’esperienza.
Pensate qui parlano di Pietro Ingrao, di quel rigoroso comunista che da Lenola veniva qui tra questi monti così eguali ai suoi con Alessandro di Trapano e Manfredo Tretola a raccontare di un paradiso che non c’era e mentre si faceva si mogliorava quello che c’era.
Il segretario locale del Pd, Francesco Scacchetti “apre” la festa… parla di radici, di memoria e di futuro. Dietro di lui scorrono le immagini degli scioperanti alla rovescia, della costruzione della Casa del Popolo, i ricordi dell’eccidio.
C’è la figlia di Ingrao, Chiara, Giuseppe Cantarano, Stefano Vanzini. Parlano di un leader della sinistra europea. Cantarano ripete “è perfettamente inattuale”, per dire che per essere attuale bisognerebbe avere una classe dirigente. Lo fa, secondo me, troppo “democratico” per quanto lui era tanto comunista con l’idea dell’intellettuale chiamato a guidare le masse e non certo a capirle, cosa che Chiara Ingrao spiega bene nell’idea di “una Resistenza fatta di libri, di scrittura, di analisi”. Vanzini è giovane, della …. Fgci, Fgsi, giovani di sinistra, collettivi studentechi? Li cito tutti perchè è un ragazzo come lo furono in tanti, io compreso, quando volevamo cambiare il mondo con medesimo entusiasmo e stesso ingenuo rigore.
In una festa nazionale de L’Unità a Milano eravamo i ragazzi che loro sono oggi, avevamo bevuto (e tanto), come tanta era la voglia di vivere. Eravamo ebri di libertà, incontrammo il compagno Pajetta, sobrio, serio, comunista, rivoluzionario. Cominciammo a osannarlo, lui freddo si fermò, ci guardò con occhi che erano già sentenza: “se scoppia la rivoluzione adesso, voi che fate i coglioni?”. La rivoluzione non fa ridere ed è astemia. Ma io ero socialista e continuai a bere.
Chiara Ingrao ricorda l’Unità e l’assassinio politico di chiuderla.
Tocca ad un confronto sulle radici con Vittorio Cotesta, Salvatore La Penna, Leonardo Maiocchi. Ci sono 4 generazioni a confronto (mi hanno chiamato a moderare, ma anche come moderatore sono partigiano), ma un tema solo.
Il tema lo spiega, divulga, meglio di tutti Vittorio Cotesta quando racconta del suo primo incontro, faceva il sarto dentro una famiglia di sei fratelli e una sorella con un libro di critica marxista. Il primo libro da leggere e capire, oggi scrive libri pubblicati in inglese in tutto il mondo sulle grandi identità dell’umanità: romana, greca, cinese, musulmana.
Un libro di critica marxista, la storia della sua gente che si faceva comunista per bisogno, identità. “Se la sinistra si fa parte di minoranze, se non sta con gli operai…”
Identità, memoria, cultura condivisa lo comprende Salvatore La Penna che dai contadini, dal mutuo soccorso viene, in una necessità di “sentire” la politica, cercando nelle radici vaccini contro uno schiacciamento nella prassi. Dietro lo schermo le facce di uomini e donne, facce che oggi vedremmo a colori in paesi sperduti del terzo mondo e che invece sono stati il nostro mondo sino a ieri.
Leonardo Maiocchi è emozionato, sta in una piazza dove sul muro c’è una targa che parla del “riscatto delle plebi”, in ricordo dei sacrifici di vita contro la prepotenza di un sistema che non faceva sconti. Esprime il bisogno identitario, rivendica rigore…
Pietro Nenni diceva che “se non sei rivoluzionario a 20 anni a 40 sei confidente della polizia”
Se il vento fischiava ora fischia più forte
Le idee di rivolta non sono mai morte
Se c’è chi lo afferma non state a sentire
E’ uno che vuole soltanto tradire
Se c’è chi lo afferma sputategli addosso
La bandiera rossa ha gettato in un fosso
Le idee di rivolta non sono mai morte
Se c’è chi lo afferma non state a sentire
E’ uno che vuole soltanto tradire
Se c’è chi lo afferma sputategli addosso
La bandiera rossa ha gettato in un fosso
Paolo Pietrangeli, Contessa
Si può parlare di memoria contro la banalità del “sono tutti eguali”, si può usare la memoria come Rna messaggero per fare anticorpi al virus della banalità, dei luoghi comuni.
Si parla di politica in queste montagne, si scopre l’orgoglio della lingua, della originalità dei portoni di legno contro la mediocrità di quelli in alluminio anodizzato. Pensare alla riversa… Va dato atto a Francesco Scacchetti di essere andato controcorrente.
No sono Clinton, Blair, Macron, Obama i riferimenti della sinistra italiana ma i senza terra che scioperano capoculo, fanno la casa del popolo, si ribellano alla prepotenza.
Una citazione a Alessandro Tartaglia “detto me”, per il lavoro di organizzazione svolto. Un partito del lavoro deve riconoscere ilo lavoro