Zaccheo scatenato

Zaccheo scatenato

7 Settembre 2021 1 Di Maria Corsetti

Alle 6 e mezza di pomeriggio la scenografia c’è tutta: l’inizio del tramonto, la brezza che cala, il mare appena increspato, Piazzale Loffredo tirato a lucido, tricolori che sventolano. Qualcuno dirà che non c’era una folla oceanica, ma siamo pur sempre in tempi di pandemia e d’accordo che è all’aperto, e d’accordo le mascherine, ma se uno il voto lo dà senza esitazioni se ne sta a casa, non rischia di confondere l’urna.

Sul palco Vincenzo Zaccheo in grandissima forma e Giorgia Meloni non è da meno. Due fuoriclasse, lo spettacolo merita e incuriosisce anche perché c’è da chiedersi cosa sapranno tirare fuori di nuovo, che qui il vento è cambiato e cerchiamo di capire un po’ come se la cava l’ex sindaco che finora è sempre riuscito a trasformarsi da candidato a primo cittadino. Questa volta però parte dall’opposizione, nelle due precedenti tornate proveniva dalla maggioranza. E partendo dall’opposizione qualcosa in più si può azzardare. Mentre mi avvicino sento Zaccheo elencare questioni di edifici di fondazione e di teatri chiusi. È convinto ma non si sta divertendo. Chiede a Giorgia Meloni una legge per il centenario di Latina, mancano una undicina di anni, ma siccome la concorrenza con il 2032 ci ha chiamato una lista, tanto vale sbrigarsi a fare di più. Chiude brevemente Vincenzo Zaccheo sfoderando il gran finale, che ci sta tutto, la campagna elettorale è anche un po’ sanguigna e tutto questo correct sta diventando stucchevole. Se in un magnifico pomeriggio di settembre c’è chi sottrae tempo prezioso a lettino e ombrellone per andare a sentire Zaccheo, è perché vuole sentire Zaccheo, non la controfigura moscia. «Quando esco indosso la mascherina, la porto sempre. Per la puzza che c’è in città». Battuta evocativa, fuor di ogni ragionevole dubbio ad agosto c’è stato molto fermento.

La parola passa a Giorgia Meloni che parte con un «Coletta è il Virginia Raggi di Latina» e poi un po’ di fatti conosciuti che riguardano il PD. In realtà non c’è da convincere nessuno perché è chiaro che chi sta lì è un elettore sicuro, che non tradirà all’ultimo momento. Peraltro è un elettore disposto a rimanere fino alla fine che si sta benissimo e il tramonto si sta superando in bellezza.

È tempo di presentare la lista. I nomi vengono elencati con un certo orgoglio, c’è poco da fare, Fratelli d’Italia non ha rivali tra le liste di Zaccheo. I voti stanno qua. Non tutti e trentadue forti, anzi qualcuno messo lì perché con meno di trentadue si perde la faccia, ma quella decina di fortissimi è evidente. Anche tra i non candidati ci sono i campioni del voto come Nicola Calandrini. D’accordo che non è un consenso misurabile sul nominativo, ma è misurabilissimo sulle zone del nominativo.

Il sole è calato, la festa è finita, senza dubbio ben riuscita. Zaccheo è contento, si vede che da oggi il sangue nelle vene gli circola in maniera diversa. Inizia da adesso il conto alla rovescia.