Letizia va alla guerra, grande debutto del Teatro Moderno

Letizia va alla guerra, grande debutto del Teatro Moderno

3 Ottobre 2021 0 Di Maria Corsetti

Si ricomincia e lo sforzo non è indifferente. I posti sono tanti di meno, separati dal plexiglass che non è gratis.

Gianluca Cassandra ci crede ancora e ripropone la sua platea, dopo la falsa partenza delle sale nell’autunno 2020, con i posti superdistanziati, i due fine settimana di programmazione, le misure rigidissime, l’anticipo dell’orario di inizio per essere in tempo con il coprifuoco, la chiusura qualche settimana dopo. Verrebbe da dire ci vuole coraggio, o forse bisogna davvero crederci, o comunque avere passione per il proprio lavoro che sennò è più veloce aprire un locale con un paio di tavolini all’aperto. Comunque vada, almeno si lavora.

 

È la sera di venerdì primo ottobre. La chiusura della campagna elettorale incalza, come è giusto che sia a ridosso delle elezioni, la spinta finale è importante. Intanto, nel cuore della città, riparte il teatro. Io non so se qualcuno dei candidati se ne è accorto, oppure ha preferito cavalcare l’onda del Teatro Comunale, D’Annunzio o Cafaro che sia. Rimane il fatto che a pochi metri dalle sale istituzionali il Teatro Moderno è ripartito con il suo cartellone. La formula è sempre la stessa: atti unici recitati benissimo, sicuramente brillanti senza trascurare i contenuti.

Il debutto della stagione teatrale 21-22 è affidato a Letizia va alla guerra, scritto da Agnese Fallongo, in scena con Tiziano Caputo per la regia di Adriano Evangelisti. Arrangiamento e accompagnamento musicale dal vivo a cura di Tiziano Caputo. Un testo che merita una attenzione particolare, che sceglie la storia di tre donne per raccontare la donna italiana tra le due guerre mondiali.

Letizia, la sposa bianca, che pronuncia il suo sì qualche ora prima della partenza del marito per il fronte del 15-18.

Lina che cambierà il suo nome in Letizia, l’orfana cresciuta dalle suore a Littoria, chiamata a Roma da una zia inaspettata. Come inaspettata è la vita che la attende nella capitale.

Suor Letizia, origini venete. Sarà lei a raccontare la fine delle due ragazze. Suor Letizia racconta queste storie anni dopo, quando Littoria è diventata Latina. E fa un certo effetto sentire il nome di Latina diventare protagonista di un testo bello e interpretato magnificamente dalla sua stessa autrice, che non è di Latina.

Con poca storia alle spalle, qui siamo tutti in attesa del centenario, senza quella grandeur che ha qualsiasi – senza scomodare le città – paese in Italia, per essere citati in letteratura, cinema o teatro era necessario che l’autore fosse cresciuto qui. Invece arriva una scrittrice e interprete sorprendente, Agnese Fallongo, che scrive e recita utilizzando tre dialetti, siciliano, veneto, romanesco, e prende Latina come punto di riferimento del suo testo. Il dialetto di Latina? Tutti e tre. Dipende da dove arrivi. Nei paesi lepini si chiede “A chi si figlio?”, in pianura la domanda è “Da dove arrivi?”.

Da dove arrivano le storie di tre donne, arrivano dal secolo scorso e le loro ferite bruciano ancora addosso a chi ha anche solo sentito certi racconti. A scandire il loro tempo è l’accompagnamento musicale di Tiziano Caputo, anche interprete dei personaggi maschili.

Un debutto di grande qualità, accolto con calore dal pubblico del Teatro Moderno, a cui va riconosciuto un valore in più rispetto a quello del D’Annunzio: qui si sa come ringraziare gli attori per la loro rappresentazione, si sa come applaudire finché non sono gli stessi attori a chiedere il silenzio per ringraziare a loro volta il pubblico.

Tutto questo è accaduto, e accade, nel fine settimana della chiusura della campagna elettorale, del silenzio elettorale e della tornata elettorale. Un week end diverso per gente normale, week end comune per gente speciale.

 

Foto di copertina: Agnese Fallongo e Tiziano Caputo in Letizia va alla guerra sul palco del Teatro Moderno