Massimo d’Alema e le cartine per capire una guerra

Massimo d’Alema e le cartine per capire una guerra

21 Ottobre 2022 0 Di Lidano Grassucci

Pietro Pastorelli, allievo di Mario Toscano, è stato uno degli storici di riferimento della storia dei trattati internazionali. Mio professore all’Università e… quello che mi ha insegnato a leggere le cartine geografiche, quelle di geografia politica. Con dovizia ci orientava dentro luoghi e spazi dove la storia si inverava nella prassi del vivere e nella cronaca. La geopolitica aiutava a capire le ragioni delle relazioni tra gli uomini in questo mondo. Io da giovane marxista che leggeva tutto in chiave economicista e di guerra di classe, mi trovai in un altro mondo. In un’altra geografia, ma che capiva, si faceva capire. Lo studio a questo serve a stupire e smentire il pensiero che hai, ma non per cancellare quello che avevi ma per aggiungerlo.

Conoscevo a menadito i Sudeti, della Renania ogni insenature del fiume, e della Dalmazia l’aria di ogni lingua parlata quartiere per quartiere di Spalato e i successi marinari di Ragusa di Dalmazia. Naturalmente uso i nomi italiani di queste ultime città perchè a tempo perso lo sono, italiano.

Leggere la storia nella sua cangiante geografia è un modo straordinario per capirla. Per questo racconto, come posso, dell’incontro “Storia e attualità dell’ideale europeo” con Massimo D’Alema, Daniele Leodori ed Enrico Forte che si è tenuto nell’ambito della mostra “Viaggio nell’antica cartografia d’Europa” dentro lo Spazio Culturale Nicolosi di via Corridoni  a Latina, nei locali presso la piazzetta del Quartiere Nicolosi.

 Una occasione per discutere dell’Europa, tra storia e prospettive, con il supporto di un repertorio di mappe unico nel suo genere. Spiegano gli organizzatori.

La mostra, che rimarrà aperta sino al prossimo 27 novembre, si fonda sulla preziosa “Collezione Gianni Brandozzi comprende oltre duemila carte e vedute a stampa d’Italia e d’Europa, databili dal XV al XIX secolo, si annoverano xilografie, acqueforti, litografie, disegni, documenti dell’evoluzione storico-politica del nostro territorio e dell’Europa intera, raffiguranti strade, confini e geografie ormai scomparsi. Il visitatore potrà ammirare preziose mappe geografiche a partire dall’Impero Romano, già esposte con il patrocinio del Ministero degli Esteri a Madrid, presso il Parlamento Europeo di Strasburgo, al Parlamentarium di Bruxelles, all’Hoffburg di Vienna, all’Archivio di stato di Oslo, al Palazzo Montecitorio di Roma. Si compone da 35/40 carte geografiche delle misure 35×50, 40×60, 50×70, 60×80, 100×120, 110×140, in cornici e la Tabula Militaris Itineraria esposta su tavola/bacheca di cm 70×800. La mostra sarà completata da pannelli didascalici e di saggi storici di Franco Cardini, Reginald Gregoair, cartografi dell’Istituto Geografico Militare, Marco Bellogi.

A fare gli onori di casa Enrico Forte consigliere regionale, insieme a Leodori.

Massimo D’Alema ha tenuto una sorta di lezione magistrale sui fatti della politica estera letta dentro le domande di questo tempo. Di questo tempo di guerra, e di guerra tra Russia e Ucraina.

Fermo restando la “divisione” dei torti e delle ragioni, l’ex presidente del Consiglio ha sottolineato la mancanza dello spazio che proprio la mostra richiamava: lo spazio della diplomazia, della politica.

Una guerra dura tanto o poco non solo per le armi immesse nello scontro, ma anche, per la forza della diplomazia che si impegna dentro. La cronaca di questa guerra è tutta muscolare, tecnologica, fatta di armi e loro potenza distruttiva e difensiva, manca l’umano tentativo di trovare il seme del confronto.

Altrimenti? D’Alema ha chiara la prospettiva dell’incancrenirsi del conflitto. E le cartine sono la chiave per capire quella guerra, la chiave per risolverla in un mondo in cui le sorti dei popoli si sono non “escluse” ma intrecciate.

Un discorso che sarebbe piaciuto al mio professore Pastorelli, che avrebbe dato del suo per capire che è sempre la condizione necessaria per smettere di bombardare, ma non per pacifismo pietoso, ma per politica delle risposte. Massimo D’Alema partecipò alla crisi Serba usando gli strumenti disponibili, anche militari, ma dentro la consapevolezza della supremazia della politica.