La mia Ucraina e il pianto per la Madre che si è fatta matrigna

La mia Ucraina e il pianto per la Madre che si è fatta matrigna

25 Febbraio 2023 0 Di Lidano Grassucci

Io nutro una particolare diffidenza e sfiducia per l’uomo russo al potere: egli, che è stato schiavo fino a poco tempo fa, diventa un despota sfrenato, appena gli si offre la possibilità di essere padrone del suo vicino
Maksim Gorky

 

365 giorni, a contarli ci vuole tempo, un po’ di tempo, ma a viverli ci vuole anche di più.

Ci vuole un anno e, se vivi un anno senza paura hai tanti bei ricordi, ma se lo vivi con la paura, hai soltanto l’incubo. L’incubo è quel che avanza dalla paura.

Sono 365 giorni che in Ucraina vivono con la paura della prossima bomba, possono morire da un minuto all’altro. Hanno vite non nel precario del vivere, ma nell’arbitrio di chi vuole uccidere.

Gli ucraini possono non esserci più  un istante dopo che ci sono stati, con un saluto, con un incontro.

Ad aggredirli un orco che ha la tua stessa lingua, lo stesso tuo sguardo, la stessa tua tristezza, e prega Dio allo stesso modo. L’allegria no, non è la stessa perchè è negata all’offeso ma anche all’offensore.  Quella da 365 giorni non c’è più.

Cosi vivono in Ucraina da un anno, in una guerra assurda proclamata, decisa da un signore che se ne sta al caldo in un palazzo enorme, servito e riverito, mentre i suoi ragazzi non stanno più in discoteca o a giocare con il karaoke, non stanno cercare amori per ridere della vita e per costruirne di vite nuove.

Ecco, da 365 giorni in un pezzo d’Europa non è consentito sperare nelle vite nuove, l’unica speranza che c’è è sopravvivere, per arrivare ad un tempo in cui si potrà ricominciare a vivere. L’attacco viene da chi ha gli stessi sguardi, gli stessi desideri

A morire qui sono ragazzi intorno a vent’anni, ragazzi, solo che a differenza dei loro amici e loro coetanei di Parigi, di Madrid, di Milano, vanno in giro con il fucile e non con il cellulare con cui giocare su qualche piattaforma social. La guerra è questo qua, e’ cambiare le cose normali e farle diventare straordinarie, che di normale resta soltanto la paura. E sono 365 giorni contati, lunghi, tanto lunghi, ma ancora di più’ se conditi dal terrore e dalla consapevolezza che di domani non c’è certezza.

Ogni tanto mi dicono “bisogna dire basta”, “che si arrendano”… Vengo da antica gente che “pe lo giusto se faceva accide” e la resa alla forza non  è contemplata. Sto con l’Ucraina senza se e senza ma, ma piangendo per la mia santa madre Russia uccisa e violentata dai suoi potenti, una madre che si fa matrigna non capisce più l’amore dei suoi figli perchè dimentica di amare.