
La lezione politica di mamma per via di un uomo nero
4 Marzo 2023La politica era passione e ideale, oggi è prassi dettata dalle stringenti condizioni davanti ad infinite ambizioni. Si cercano abiti prescindendo dai corpi.
Mia madre era sarta, una sarta sopraffina, faceva abiti da sposa che “sposavano” sogni, che baciavano giovani donne che si facevano alla vita, donne, madri
Ave Maria, adesso che sei donna,
ave alle donne come te, Maria,
femmine un giorno per un nuovo amore
povero o ricco, umile o Messia.
Femmine un giorno e poi madri per sempre
nella stagione che stagioni non sente.
Fabrizio De Andrè, La buona novella
Bellissime le ragazze in nuvole di puro bianco, amore da prendere e dare.
Ma? A proteggere la stanza delle spose c’era un manichino nero, nero pece che faceva paura. Demonio, che nella vita c’è anche il demonio. Era non vita, era fisso, ma faceva paura vera nel suo non potere mai dire niente eppure così presente.
Era a guardia e io e mia sorella non varcavamo la soglia di quella stanza piena di segreti bianchi, cose che noi bimbi potevamo vedere con meraviglia ad opera finita. La politica era sposa, era imparare umilmente a fare vestiti bellissimi, abiti da sposa. Ogni donna principessa che voleva dire fare anche dei tribolati dei gran signori, dei cafoni dei re, dei giullari dotti dottori. Nella stanza si facevano abiti di speranza
La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle
Sant’Agostino
Ora invece vedo commessi, incapaci di cucire, adattare abiti in serie, di stoffe sintetiche, a manichini brutti, senza più neanche l’odore di una sposa, neanche il suo ricordo. Vedo l’uomo nero che indossa colorate tristezza e si sente vivo lui che non è mai nato, si sente colto lui che non ha mai avuto un sogno neanche lontano.
Io e mia sorella non avremmo avuto paura di uno così, neanche da lontano. Che nostalgia di mia madre, di quel tramandare amore come si poteva e fare della paura un manichino inanimato. Per insegnare che la bellezza si muove come le nuvole, la paura è ferma come un palo che da lontano pare un corsaro, ma da vicino è fisso fino al tempo del suo cadere.
Un giorno mia sorella per “salvarsi” diede un colpo all’uomo nero che cadde a terra, fesso come un sasso, capimmo il coraggio e entrammo tra le stoffe, tra pizzi e merletti, tra seta, e profumi. La bellezza deve avere un ardire sia caso o rivolta, ma mai non sperare che il male si allea col banale e fanno la paura come somma, ma l’uomo nero a terra è una macchia scura sul pavimento e niente più.