Come ho votato, questa volta quasi solo. Cronaca di un elettore accanito

Come ho votato, questa volta quasi solo. Cronaca di un elettore accanito

14 Maggio 2023 0 Di Lidano Grassucci

Vado a votare, io voto sempre.

Se non voto mi sento male come quando sei nel torto.

Le strade non sono affollate, la gente non mi pare dentro una passione, qualunque sia.

Accendo la radio dell’auto e ascolto canzoni di quando eravamo nei pensieri di un mondo che avremmo fatto deragliare dalla banalità ed ora eccoci qua.

La scuola dove voto è pronta al mio voto, altri votanti non ci sono e sono due sezioni. Sulla chat i miei compagni di liceo ridono di un mio articolo su Sezze e Leonardo e ci sfottiamo…

Avevamo il mondo in mano, quasi tutti ci siamo laureati, quasi tutti ci siamo salvati ma noi non volevamo questo, volevamo un mondo diverso ed abbiamo perso. Un mondo diverso dove ciascuno poteva essere se stesso e non la sua ipocrisia. Contestammo i padri, scoprimmo che i porci avevano le ali, che la felicità non è una rima o un coro che canta gli inni, ma brividi nel corpo che era nostro e libero di essere se stesso.

Ora? Cose che già sappiamo, ma quando guardo ragazzi e ragazze che sciamano, capelli colorati e baci, baci anche per me strani mi viene da dire: abbiamo perso ma li abbiamo stancati questi ipocriti del cazzo e in fondo noi, noi del tempo mio, e pure io, abbiamo sempre fatto come ci è parso strano e sti ingessati non sanno manco di che parlo.

Il presidente del seggio è un ragazzo pulito, il suo vice è un uomo a forma di uomo.

Dico: compagni debbo votare, loro ridono,

guardi che la sua scheda è quasi piena.

Io, orgoglioso, vero ho votato sempre, ci tengo.

Il ragazzo mi dà la scheda, un gesto semplice darmela, complicato tanto averla li. Io sono di quella gente che per questo niente si è fatta accide e ha acciso senza pentimento.

Penso a quelli che si mettono ritti cantando l’inno di Mameli e quando cantano “siam pronti alla morte” non sono che non sono parole ma è il vero di un ragazzo che muore intorno a 20 anni per la Repubblica Romana, contro stranieri e Papi che si sentivano anche re.

Tutto questo in un segno di lapis su di un foglio colorato di carta spessa. Cerco sempre, tra me e me, il mio partito ma non lo trovo da tempo e mi viene un nodo alla gola nello scontro tra la mia mediocrità presente e il sogno

E ora? Anche ora ci si sente come in due.
Da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente
lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.

Giorgio Gaber, io ero comunista

Così votiamo in pochi e sempre meno: alle 19 a Latina avevfano votato in 34.72% la volta precedente delle comunali alla stessa ora il 37.27. Gli altri voteranno o resteranno nei casi loro.

Buon voto, se volete votare. Buon quello che state a fare se altro avete da fare. Io ho votato.