
Sindaco Celentano salvi i murales del consorzio agrario, salverà se stessa
17 Maggio 2023Caro sindaco so bene che le chiederanno la luna, l’urbanistica, lo sviluppo, la salute scambiandola per la Madonna di Loreto io chiedo poco. Lei sa bene che amo i simboli, amo i particolari. Antonio si innamorò di Cleopatra per via del naso, un particolare che però cambio, e per sempre il corso della storia degli uomini. Il caso, il piccolo caso, segna di più dei gran “casini” a cui la vita ci chiama. Le chiedo di salvare un murales, un ingenuo murales.
Niente di che, ma è il ricordo di un mondo che non c’è più: non è un affresco di Michelangelo, non ha la potenza espressiva della Gioconda, non è la ricerca di nuovi linguaggi visivi alla Burri, ma è il ricordo di una generazione, di ragazzi del liceo artistico di Latina del ’93. Quei ragazzi ora hanno intorno ai 50 anni, chissà che arte fanno.
Se fossi, ma per fortuna di Latina non sono, il sindaco Celentano chiederei ai ragazzi del liceo artistico di oggi di “recuperare” quel murales dei ragazzi di ieri. Un lavoro bellissimo con le città invisibili di Calvino, le immagini di Metropolis di Fritz Lang, altro che Cambellotti e la sua ingenua cacciata di noi lepini per uomini nuovi che poi tanto nuovi non furono mai.
Una idea piccola, di un piccolo uomo come me che ha l’ardire di girare questa città con occhi aperti, avido di particolari. Nel murales in bianco e nero, poi, c’è il caos di una città caotica memoria di una Latina, del motore che muore ancora non cosciente dell’elettrico da arrivare.
E’ un racconto, un libro scritto sul muro, come sulle pareti delle Chiese c’è la buona novella, la testimonianza dei santi, il dolore della Via Crucis.
La prego salvi questo libro, salverà Latina dell’oblio e inizierà con una cosa che non c’era e non ripetendo quello che non può esserci. Una Latina che è stata nel genio dei suoi figli non nei miracoli di un dio generoso che dopo aver mandato la fame si fa bello con la manna che fa cadere dal cielo: lui affamatore si fa benefattore.