Mi chiamo Davide sono un ragazzo

Mi chiamo Davide sono un ragazzo

22 Ottobre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Attraverso un bicchiere di Rum
La vita di un soldato è solo un dettaglio,
Qualcosa di indistinto che accade
In un breve intervallo,
Un frammento, una scheggia del tempo
Che non bastò neppure a dirle addio.

Dio sa com’era bella e rideva.
Ogni ragione ha la sua guerra.
Tu prendi il torto e resta e rideva.

Dio sa com’era bella.

Nomadi, Soldato

 

Mi chiamo Davide, sono un ragazzo. Sì, sì come quelli che girano per le strade del mondo a cercarlo per cambiarlo nel profondo. Solo…

Mi chiamo Davide, sono un ragazzo. Lo ammetto lei mi piace tanto, ma mica ho il coraggio di dirgli esplicitamente che di lei mi piace tutto, cuore e mente e, la vorrei baciare.

Mi chiamo Davide, sono un ragazzo. Con il pallone sono una pippa, mi mettono in porta ma quando salto, salto più in alto di qualsiasi altro.

Mi chiamo Davide, sono un ragazzo, mi piace un casino quella scarpa rossa che la vorrei comperare e forse quando finisco qui, vado a lavorare per potermela comperare.

Mi chiamo Davide, sono un ragazzo, nonna mi ama così tanto che non mi fa neanche respirare mi guarda ogni volta come fosse l’ultima volta…

Ecco, inizio da nonna per dirvelo, lei piange sempre quando è felice che mi vede. Piange ma senza lacrime ha gli occhi che piangono senza piangere mai. Certo anche nonno si chiamava Davide come me, ma… dovette andare, capita, era una notte di ottobre a Roma, nel ’43, gli offrirono il viaggio per la Germania, non potette rifiutare.

Mi chiamo Davide, per via di mio nonno appunto, e lui per via di un ragazzo che aveva tanta paura ma non se ne mise quando ritenne che no, non è come sei a vincere, ma per quello per cui ti batti e lui si batteva per essere uomo, questo Davide.

Scaglio una fionda contro un gigante e vinse lui, diventando però assassino…

Mi chiamo Divide, vi ho già detto che sono un ragazzo, vi ho detto anche il mio nome, ed ora aggiungo che ho un fucile, so usarlo e all’ordine dell’attacco lo userò. Capite il pianto di nonna, la mia paura e il mio fucile. Sono ebreo e quando fummo senza fucile per noi cancellarono la parola pietà. Mi piacerebbe giocare a pallone, ma domani non lo so se sarò qui e se sarò neanche come sarò, voglio tornare ma senza questo fucile non avrò dove tornare, con chi stare.

Per gli altri uomini moriamo un poco di meno noi, un poco diverso, un poco che è meglio toglierci che siamo fastidio. Armati poi, armati non ci possono vedere. Che condanna ci hai dato Re Davide, quella fionda ci ha insegnato a sperare di poter restare.

Mi chiamo Davide, cercherò di tornare. A dimenticavo sono nato a Roma, si in Italia, sono italiano, solo che voi (o noi sono io pure come voi) all’umanità abbiamo dato tante cose belle: la Gioconda, il Pantheon, Leonardo da Vinci, Machiavelli, abbiamo insegnato a tutti ad avere l’acqua in casa e le fogne verso il mare… ma abbiamo anche inventato i ghetti.

Ci rivediamo, perché spero di tornare, ma questo segnatevelo: mi chiamo Davide, magari ci incontriamo a Gerusalemme so che anche voi ci tenete a Gerusalemme. Salutatemi Roma, perché non ve l’avevo detto ma quella ragazzo l’ho baciata.