Che colore ha Latina? Il senso non banale di saper di cosa stiamo a parlare

Che colore ha Latina? Il senso non banale di saper di cosa stiamo a parlare

19 Novembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Ma di che colore è Latina? E’ l’azzurro del suo mare, è quei canali fango quando portano a novembre la terra dai Lepini, è verde delle piante d’acqua che stanno ferme sul pelo dell’acqua ferma. Poi gli eucalipto delle linee frangivento, poi i colori delle querce, dei pini. La terra che pare di sabbia a borgo Grappa, rossa a Borgo Faiti, grassa al Carso. In comune ne hanno discusso come sanno fare, presi da iconoclastia rispetto ad ogni passato, anche il loro. L’idea è cambiare per cambiare, non ragionare su come l’oggi può imparare da ieri per fare meglio domani.

Cambiare colore che fa? Vi immaginate la moschea blu diventasse rosa, per decisione dell’Iman che non ama il blu. Vi immaginate la Ferrari che gareggia in giallo, o Pompei che cambia il rosso a cui da nome per un verdino. Cambiare colore, o darsi un colore, è determinare l’identità.

Possiamo decidere di cambiare il rosso del semaforo che indica, che grida, di fermarsi in un nero che è più elegante, il verde che dice puoi passare in un bianco che è più pulito. I colori sono parole, lingua… sono storie.

Se dobbiamo cambiare o confermare i colori dobbiamo saper litigare, ragionare, scontrarsi

Cosa vuol dire colorare?

Nel 2006 a Rio de Janeiro, Jeroen Koolhaas e Dre Urhahn, due artisti olandesi meglio noti come Haas & Hahn si sono posti l’obiettivo di portare il colore sui muri delle zone più povere della città, nelle favela. Direi nel posto peggiore del mondo. Il primo «affresco» viene fatto nel 2006 nella favela di Vila Cruzeiro: sopra a un acceso sfondo azzurro è raffigurato un ragazzino con gli occhi incantati che guarda verso il suo aquilone, da qualche parte nel cielo.

Oggi turisti da tutto il mondo vanno a vedere quei colori, il dramma è diventato bellezza perché colorato. Qui non è questione