La carta mai calata
23 Dicembre 2023Giorni corti, vanno via presto e resta la notte che invece è lunga, lunga come un dragone cinese che nel volo non incontra niente tranne la paura della gente.
Giorni corti che nessuno ha tempo di stare con se ma deve entrare in riti rigorosi per fede o per denaro, ma tutto è celato in questa notte lunga, lunga, lunga che pare una settimana e non è più giorno.
Tempo in cui non ti resta che sperare, la speme. Una dea scesa qui tra noi a dirci di un destino diverso da questo mattino già passato e ladro di tempo.
Giorni corti, che devi passare. Il fuoco nel cammino brucia legno vecchio, il gatto sta sulle sue e neanche ti viene a cercare.
La speme in giorni corti è il miracolo che capitò all’uomo quando gli passo la carta della mano della partita della vita e lui non la calò nel tavolo del gioco ma la tenne per sé, la tenne in mano. Tutti quei bari intorno chiedevano di metterla in gioco ma lui no, non ne volle sentire la trattenne tra sé e il tavolo da gioco, vicino al cuore come se fosse lì destinata e non alla mano del gioco.
L’amore è tutto carte da decifrare
e lunghe notti e giorni per imparare
io se avessi una penna ti scriverei
se avessi più fantasia ti disegnerei
su fogli di cristallo da frantumare
Ivano Fossati, Carte da decifrare
Ora la carta è qua, colorata, disegnata, cercata, sperata nel gioco per battere questa avversa vita, questo giocatore con il destino sempre baro e cinico, senza cuore ma solo attento alla posta di questa partita che è la vita sua
Se fossi un vero viaggiatore t’avrei già incontrata
e ad ogni nuovo incrocio mille volte salutata
se fossi un guardiano ti guarderei
se fossi un cacciatore non ti caccerei
se fossi un sacerdote come un’orazione
con la lingua tra i denti ti pronuncerei
se fossi un sacerdote come un salmo segreto
con le mani sulla bocca ti canterei
E non calò la carta, il compagno di sfida lo sfida: cala che vinciamo, dai sbrigati è fatta. Una mano perfetta e il banco è nostro,
Dai sei capace di vincere, anche senza barare, facile ma perdere con la vittoria prenotata?
La notte è lunga, la luce del mattino distante e dopo la mano la carta comunque torna nel mazzo, dai è stupido non vincere, non vincere così con il destino dalla tua.
Alle carte era un vero campione
Lo chiamavano “il ras del quartiere”
Ma una sera giocando a scopone
Perse un punto parlando di te
Bruno Lauzi, Il Poeta
Così davanti a tutti ritto sulla sedia, guardò uno ad uno i giocatori, poi gli astanti, era pieno di brutti ceffi e il silenzio era grande come l’universo e con aria da padrone di se stesso portò le carte a petto e disse: mi scuserete, passo la mano, ho trovato il destino e lo scaldo un poco.
Perse di brutto, e nessuno voleva giocare con lui perché aveva fatto cappotto a se stesso.
Eppure era felice come un bambino di aver scritto al destino “faccio da me”. Però non lo seppe nessuno ma lui pare l’abbia baciata la sorte ed era una fata, ma non troverete conferma in nessuna poesia e il giorno si era allungato un poco. Ma era felice di aver incontrato quella carta e di non averla giocata, ma sentita per sé.
Foto: Caravaggio, Bari