Latina di Ninfa vestita, la città giardino

Latina di Ninfa vestita, la città giardino

16 Gennaio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Nessuna idea è una volta per sempre, nulla si crea ma tutto si trasforma. Anche gli spazi urbani mutano, gli uomini avevano bisogno di “difendersi” dalla natura matrigna, ora è l’uomo orco nei confronti della natura. Se il futuro era l’urbe nella natura selvaggia, ora è quel che resta della natura negli spazi umani.

Questa nuova cultura del vivere è la frontiera prossima della vivibilità. Non dobbiamo mettere case al posto degli alberi ma alberi al posto delle case.

La dove c’era l’erba ora c’è una cittàE quella casa in mezzo al verde ormaiDove sarà?

Adriano Celentano, il ragazzo della via Gluck

Così si cantava nel pieno di una Italia che si faceva industriale e cancellava il paesaggio rurale. Lo spazio costruito era l’unico spazio che valeva, il resto era vuoto in attesa di essere costruito

E l’acqua si riempie di schiuma, il cielo di fumiLa chimica lebbra distrugge la vita nei fiumiUccelli che volano a stento malati di morteIl freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte

Pierangelo Bertoli, Eppure il vento soffia ancora

Il confronto sugli spazi comuni passa dalla dimensione urbana al ritorno alla dimensione umana, al chilometri zero, alla necessità di sostituire il grande stabilimento della Fiat a Torino dove far correre le automobili al giardino pensile. Si torna a Babilonia con i fiori sui tetti da Gerusalemme con le pietre con Dio ma senza neanche l’erba nelle intercapedini dei massi del tempio.

Il bosco verticale di Boeri riporta l’erba (il verde) nella città in cui Celentano aveva visto l’avanzata inarrestabile del cemento.

Progettato dall’architetto Gennaro Farina dello Studio Polis ingegneria, in viale dell’Oceano Pacifico a Roma, sta nascendo un cubo dorato dove predominano gli spazi esterni (terrazze come luogo di lavoro).

In piazza dei 500 a Roma davanti la stazione Termini stanno piantumando 500 alberi.

Da noi? Ancora si gioca col cemento, ancora si gioca con l’urbanistica e siamo invece, ampliamente, al tempo della botanica, del ritorno all’agricoltura, alla energia rinnovabile e diffusa.

Sono queste le suggestioni che abbiamo messo a base del confronto che si terrà giovedì 18 presso il bar Poeta a Latina alle 18.

All’incontro interverranno “operatori” del verde, giardinieri e non urbanisti.

Interverranno: Massimo Amodio, presidente della fondazione Caetani; Oriana Ciaccio, referente patto per Parco san  Marco; Raffaele Felicello, architettura dei giardini; Maurizio Guercio presidente di Anima Latina e modera Lidano Grassucci.

Si vuole dare nuove sollecitazioni rispetto all’idea della forma città di fondazione che “redime” lo spazio naturale, ma lo spazio “selfa” si riprende la sua bellezza, la sua unicità.

La bellezza di una rosa è incommensurabile rispetto ad un mattone dimenticato tanto che è la prima che colonizza il secondo.

Portare Latina della sua enclave astorica e riportarla nel contemporaneo è una delle suggestioni dell’incontro.

Eppure il vento soffia ancoraSpruzza l’acqua alle navi sulla proraE sussurra canzoni tra le foglieBacia i fiori, li bacia e non li coglie
Eppure sfiora le campagneAccarezza sui fianchi le montagneE scompiglia le donne fra i capelliCorre a gara in volo con gli uccelliEppure il vento soffia ancora
Pierangelo Bertoli, Eppure il vento soffia ancora