Altare alla poesia

Altare alla poesia

28 Gennaio 2024 0 Di Lidano Grassucci

A volte ti prende il panico di perdere ogni cosa e allora dentro serve un altare, un culto, una dedica, un mito, un pensiero profondo

 

 

Seguo un confronto su cosa sia la parte della vita che ciascuno ha, le radici del modo con cui vediamo il mondo. Portano in video Pierpaolo Pasolini che parla con Ezdra Pound o viceversa. Sono poeti, nessuno di loro è luce, nessuno e’ ombra, sono differenti, non indifferenti, ma differenti. Ascoltandoli mi rendo conto che nella ragione delle cose, nel rigore della parte, rischio di capire una parte, di capire a parte. Sono pronto a dire di Pound che stava dove non si sta, poi Pasolini stava davvero dove tutto era a forma di rosa? Non ho più il netto segno del canale che segnava la fine del mio campo, non ho piu’ il sapore forte dei miei sapori che erano educazione ad amare. Il verso della poesia era amore ma l’ amore pure non è luce nel buio, il buio poi è così tenebre? Due poeti che sentono cose a me ignote e liberano il loro pensare dove per gli altri c’è l’ indicibile della politica, della morale, della vita. La vita che ti viene sempre così come e’ mai giusta, mai pulita, sempre divisa da me. Un poeta si libera della poesia per fare poetica. Un poeta arma il verso per dirsi diverso. Guardo ascoltando due che se ne metti in fila i pensieri non hai ieri, oggi, o domani hai arcani segni profondi degli animi umani. La poesia iniziò per il bisogno di un animo perso di disperarsi agli dei, per il bisogno mio di leggere il tormento dimenticando che ogni altro e’ non te allo specchio ma oltre l’ immagine riflessa è altro. Vorrei altro, altro da me. Altro da quello che era per un sarà che e’ rima sola, rima prossima
Quei due poeti non si fermano al poetare girato dietro, ma alle suggestioni di domani. Un tempo lontano immaginavo che le cose avessero come delle carsiche strade che non venivano a trovarmi, ma mi spuntavano come fatto i passeggeri alla salita del metrò: salgono e ci sono alla fermata dopo sono altro. Invece esistono poesie di capolinea, di fine dell’ intero viaggio. Nel corso non sai se sono scesi, se saliranno, ma poi restano, restano a fare il tratto dove il treno si ferma, lui stanco, gli ultimi viaggiatori invece oltre quel muro che è il prossimo viaggio.
Ecco così ho capito quei due poeti che non mi hanno chiesto ragione o torto, ma una forma di rosa. Chissà se ho capito, se capirà, chissà se ho spiegato. Ma per queste cose ci vuole il tempo dei poeti non i fatti degli uomini.