Latina e il suo non 25 aprile

Latina e il suo non 25 aprile

25 Aprile 2024 2 Di Lidano Grassucci

Forse qui volevano essere meno liberati, volevamo essere come erano “inquadrati”. Qui a Latina si mischiano sempre le cose e buttandola in caciara si evita tutto, anche l’amore, anche la passione nella mediocrità del non scegliere. Il 25 aprile è festa divisiva: io sto con i liberi non con i fascisti. Punto.

A Latina stanno? A Latina si nascondono dietro San Marco, fanno finta di essere fedeli per non essere cittadini restando balilla moschettieri. Latina è la giustificazione: certo il fascismo è stato brutto ma ha fatto cose buone. E Latina sarebbe lea cosa buona e a distanza di un secolo non possono deludere il capo.

Il Comune non fa manifesti in ricordo, non organizza nulla nella speranza che “nessuno se ne accorga”. Triste? Vile direi. Ma questo è, gli appuntamenti con la libertà qui si evitano. I parlamentari locali scrivono su tutto: dalla tutela dei pesci del mar dei Sargassi alla aperura di uno sportello bancomat, ma su di oggi niente. Niente di niente neanche dire, a schiena dritta: ma io sto dalla parte opposta. Niente

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città.

Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

Antonio Gramsci

Una gara alla banalità del presente serbando in cuore la nostalgia di un eden che era inferno. A Borgo Faiti c’è un monumento con i nomi dei caduti durante la guerra. Il primo nella colonna di “vittime civili” è mio nonno: Graziano Bergamin. Muore a Piazza del Quadrato sotto le bombe, aveva intorno a 30 anni e 5 figlie femmine. L’unico ricordo di lui è quella dicitura, neanche il corpo hanno trovato. Posso essere indifferente? Non era un eroe, non lo è, è solo vittima di chi ha dichiarato guerra a 40 stati diversi.

Un manifesto per dire… siamo anche noi italiani. Per il giorno del ricordo, il 10 febbraio, il Comune di Latina ha organizzato eventi e fatto manifesto. Ha fatto bene, benissimo, ma facendolo ha evidenziato la gravità di non farlo oggi 25 aprile festa della liberazione degli italiani.

Ma qui così vanno le cose che si fa finta di niente tanto che il maggiore scrittore di questa città, Antonio Pennacchi, aveva piacere nel dire che, in fondo, i totalitarismi del ‘900 non erano così male

Mi dicono: “Tu hai il cervello a sinistra e il cuore a destra”. Ma il mio cuore non è a destra. Sono i fascisti che stavano a sinistra: il fascismo era dittatura del proletariato.
Antonio Pennacchi
Cosi vanno le cose in questo posto dove la storia passa e ripassa ma tutti se ne fregano lasciando solo la tragedia di essere banali.

Ho il garofano rosso sul bavero delle mie Matteotti, ho la stella di Davide della Brigata Ebraica e oggi festeggio la libertà, chi non lo fa non sa cosa si perde. Lo faccio anche in ricordo di mio padre, Antonio, che proprio il giorno della liberta finiva i suoi giorni e quindi lo faccio piangendo per una cosa mia, nella gioia di tutti.

Chiudo citando una frase che Vittorio Foa disse incontrando il senatore del Msi Giorgio Pisanò in un di dibattito in tv:

Se avesse vinto lei io sarei ancora in prigione. Avendo vinto io, lei è senatore della repubblica e parla qui con me Vittorio Foa

Il 25 aprile è la festa dei liberi che garantisce la libertà anche a chi non la festeggia, ma resta triste.