L’ebreo errante e il disegno di Dio, quelle storie che fanno cattiva coscienza

L’ebreo errante e il disegno di Dio, quelle storie che fanno cattiva coscienza

8 Maggio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Non conoscevo certo gli ebrei, educato pio come sono stato nel seno di una Santa romana chiesa che aveva in odio eretici, pazzi e, appunto, ebrei.

Mi raccontarono dell’ebreo errante, lui che non aveva riconosciuto il Messia e per questo aveva perso la terra condannato a vagare nel mondo, senza fermarsi mai.

Non ho mai capito perchè questo uomo mi piaceva più di chi aveva accettato l’inevitabile vero. Mi piaceva il suo vagare, mi piaceva il suo osare nel dire che “sentiva diverso” e non mi pareva avesse offeso negando per lui e fregandosene, poi, del mondo. Così quando nelle funzioni del Venerdi Santo i miei pregavano: Oremus et pro perfidis Judaeis ….chiedevo perchè? Pregavano diverso, aspettavano un altro che non era il nostro Messia e finire nella croce era nel disegno del Padre perchè, quindi,  indicare assassini se era un suicidio programmato. A me l’assassino appariva il padre e non il destino e non l’omino che non vedeva perchè si poteva vedere altro in questo umano dramma.

Recitando un rosario di ambizioni meschine
Di millenarie paure, di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla l’orribile varietà
Delle proprie superbie, la maggioranza sta
Come una malattia
Come una sfortuna
Come un’anestesia
Come un’abitudine
Fabrizio De Andrè, Smisurata preghiera

Eccole le maggioranze intruppate nella loro superba verità e quell’ebreo che nega, che vede un altro modo di vedere le cose e Eloì, Eloì, lemà sabactàni? …. Padre, padre perchè mi hai abbandonato?
Il disegno non era privo di sacrificio, di violenza di cattiva storia con assassinio programmato. Un piano trentatreennale come i piani quinquennali della Russia sovietica di Stalin.
L’ebreo errante era tal quale l’omino dei soldatini che veniva a vendere al mercato del sabato al mio paese: magro, gentile ma distante, chiedeva solo di andare in bagno in casa di nonna e io con i miei sodali bambini del palazzo gli rubammo una macchinina. Era solo e noi tanti.
Da allora mi sento un verme, e la macchina ci fu rubato da uno più “ladro” di noi, ma a noi tutti resta l’onta di aver assalito in tanti in danno di uno.
La differenza amo e per questo sto qui a scegliere Davide e credere in lui davanti ai Golia che hanno la ragione nella dimensione e non nella possibilità di un piccolo sasso scagliato lontano.
Veniva l’ebreo errante a raccontare mirabilia che nessuno aveva mai visto oltre il monte, dopo che è finito il mare. Così per questo vagabondo scacciato ho capito che siamo tutti “cacciati”. Ho capito la tristezza delle maggioranze la necessita di dire anche quello che non si può dire ma di cui si deve testimoniare.
Ma se era nel disegno perchè c’è perfidia negli attori se così ha scritto l’autore nel copione? Perché in ogni storia serve il sapone per lavare la faccia sporca di cattiva coscienza.
Ho scritto questo pezzo sull’ebreo errante perchè questa storia sta nel profondo di noi, l’idea che ha “negato” e che quindi va “cacciato”, va “inseguito”, non può avere pace. Per secoli abbiamo raccontato in ogni valle d’occidente di questa falsa coscienza e abbiamo finito per crederci anche oggi nelle università, sui giornali, tra i ragazzi, tra i pensanti, tra i politicamente corretti.
Io sono l’ebreo errante che non ti porta la buona novella ma ti rammenta quanta ira ha il signore che ha dimenticato di creare la misericordia.
Ricorda, Signore, questi servi disobbedienti
Alle leggi del branco
Non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare
È appena giusto che la fortuna li aiuti
Fabrizio De Andrè, Smisurata preghiera