L’ultima thule parafrasando Guccini

L’ultima thule parafrasando Guccini

29 Maggio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Sono andato ad una sorgente, dicevano che le cose le devi cercare alla fonte, alla foce l’acqua è stanca già del suo correre e si lasca andare al mare.

Ho risalito la sponda, ho visto arbusti e alberi imponenti, il salto delle rane, la fuga delle bisce e il vivere indaffarato delle nutrie, forse mi ha visto qualche volpe. Non mi sono mai sentito diverso dal mondo, ci sono stato in questo mondo, riavvolgo il nastro dell’acqua. Ogni ansa mi ha aspettato, ogni salto mi ha accelerato, il resto ho camminato.

Ora? Ho fiato per una sola risalita, conosco la sorgente e quando sarò lì non scenderò più giù, ultimo giro, ultimo viaggio, ultime meraviglie.

Ma ancora farò vela e partiròIo da solo e anche se sfinitoLa prua indirizzo verso l’infinitoChe prima o poi, lo so, raggiungerò

Francesco Guccini, Ultima thule

Guardo le mie mani, guardo in questa testa di mille racconti ma questo…

Questo viaggio è tutto mio, di questo viaggio non serberò rancore o memoria perchè non serve. Ma, in fondo, a cosa servono i viaggi? Ti sposti da te a te, restando in tua compagnia.

Così fantastichi sugli incontri e sulla loro bonomia. Quella volta che vidi una giraffa camminare in questa selva strana e lei aveva un collo lunghissimo che la vidi da lontano. Aveva occhi grandi, ma grandi e mi parve guardare me. Che strano sentirsi così, proprio essere me. Mi guardò con occhi che non sapevo, pensando sapiente che gli occhi erano marroni o blu, ma non sapevo anche capaci di … occhi impressionisti.

Occhi tristi, occhi sinceri,

occhi appassionati e veri,

occhi che lanciano chiari

lampi, come dolci fari.

Pablo Palacio

Così tracce di questo mio ultimo viaggio che aveva dentro ogni altro viaggio. Passo al passo successivo, una bambina si avvicina mi chiede di sapere se quell’erba da grande sarà grano. Di queste cose so molto e dico “saranno messi”, lei risponde “non ti credo, l’erba è fieno e tu bari col grano”. Vedrai a giugno, vorrei dire ma chi crede ad un viaggiatore al suo finale.

Eppure sarà grano.

Vado e passo su un mosaico che nasconde le rughe di un pavimento antico. Un drago, una fiera, un simbolo iniziatico, le suore ci camminano sopra e su un altare il Salvator mundi e nell’aria

Magnificat anima meaMagnificat DominumEt exsultavit spiritus meus in DeoSalutari meoMagnificatMagnificat

La mia anima si magnifica in questo cammino, in questo viaggio. La bimba torna e dice “forse è farro e ne mangerò”.

Viaggio di chi non ha coraggio di dire a Dio che forse c’è o di dirgli in faccia, in presenza sua, che non può essere ma presto lo scoprirò.

Così risalii il fiume ma non facendo lo stesso viaggio ma uno nuovo come quando dovevo passare in bella copia i miei pensieri brutti e mentre copiavo in bella grafia mi veniva un’altra storia e un nuovo viaggio. Ora non ho più fogli di carta protocollo e debbo scrivere sulla pelle mia in bella grafia.

Dimenticavo il farro con la rucola che non si dica che non c’entra l’erba in questo prato. Sento il rumore dell’acqua sorgiva, sulla pietra un tritone pronto al suo tuffo.