Vorrei risolvere tutto con una battuta, ma stavolta non si può. Solidarietà al direttore Lidano Grassucci
23 Agosto 2024«Facciamo appello ai compagni che leggeranno questo Comunicato a segnalare al Partito le coordinate e i riferimenti di altre redazioni di media complici, affiliati o a libro paga delle agenzie sioniste in Italia. La natura clandestina del (nuovo) PCI ci consente libertà d’azione nel raccogliere e divulgare le segnalazioni che ci perverranno».
Faccio fatica, molta, a capire.
Leggo un comunicato del (nuovo) PCI e questo appello finale un po’ mi inquieta.
E deve aver inquietato anche le Questure che ieri hanno avuto una giornata piuttosto impegnativa per ascoltare imprenditori, politici e giornalisti menzionati nella lunga lista di Sionisti presenti nel sistema mass-mediatico e culturale italiano (dirigenti, giornalisti, intellettuali) particolarmente attivi nel sostegno alle iniziative dello Stato sionista d’Israele o suoi promotori in Italia.
Nomi noti nella lista, tra loro di Lidano Grassucci, riportato ovviamente nel settore stampa dove si trova in ottima compagnia di direttori, vice direttori, editorialisti, corrispondenti, eccetera.
Giornalisti che hanno espresso opinioni.
Così come ha fatto chef Rubio, il 4 agosto nel corso dell’iniziativa “Con la Palestina che resiste, fino alla vittoria!”. Ma, si legge nel comuncato: «L’incitazione di Gabriele Rubini (chef Rubio) a tenere il fiato sul collo ai giornalisti complici e tifosi del genocidio in corso a Gaza, ha suscitato le ire di pennivendoli, avvocati e traffichini vari affiliati o a libro paga dei vari organismi della criminale entità sionista operante in Italia».
Sempre nell’iniziativa del 4 agosto «Relatori e partecipanti all’iniziativa hanno in una certa misura fatto propria la tesi che la più alta forma della solidarietà di noi italiani con il movimento di liberazione della Palestina è lo sviluppo della lotta contro il sistema politico delle Larghe Intese che da anni governa il nostro paese e che ha ora la sua espressione nel governo Meloni». In una certa misura: che significa? Molto? Abbastanza? Un po’?
Qualunque sia la misura «Il primo e decisivo traguardo da raggiungere per porre fine alle complicità dello Stato italiano con lo Stato sionista d’Israele e attuare su grande scala una politica di sospensione di ogni accordo e di rottura di ogni relazione tra il nostro paese e lo Stato sionista d’Israele, di disinvestimento delle risorse impegnate in affari e scambi con Israele, di sanzioni contro ogni soggetto politico, economico, accademico, ecc. immischiato con lo Stato sionista d’Israele».
Quindi una lavoratrice del Carrefour avrebbe sollevato la questione, oggettivamente difficile «Tra boicottaggio delle aziende che come Carrefour fanno affari con i sionisti e la necessità per i lavoratori di quelle aziende di mantenere il loro posto di lavoro». Se il Carrefour, così come tutte le aziende della lista chiudono o se ne vanno dall’Italia un problema di occupazione si crea, fuori da ogni dubbio.
Visto che è stato tirato in ballo il direttore Lidano Grassucci voglio solo dire che non mi sono spostata di un millimetro quando il gruppo editoriale nel quale lavoravamo ci ha dato il benservito e, dopo essersi incartato su se stesso ha chiuso. Se vuoi difendere le tue idee, devi rischiare anche il posto di lavoro. Quella volta io l’ho fatto e sono stata licenziata.
Alla dipendente del Carrefour auguro di arrivare serenamente alla pensione.
A chef Rubio auguro di poter continuare a manifestare per le sue idee, se poi qualcuno non è d’accordo, sta nel gioco delle parti criticare.
Al direttore Lidano Grassucci mi verrebbe da fare qualche battuta scema, di quelle all’ordine del giorno quando vivevamo in una redazione. Temo però che non sia questo il tempo delle battute sceme. La lista inquieta, le parole inquietano. L’offesa è fastidiosa, l’inquietudine pericolosa.