Latina e la città a toppe: il caso dei mercatino di via Verdi

Latina e la città a toppe: il caso dei mercatino di via Verdi

31 Agosto 2024 0 Di Lidano Grassucci

Il Comune mette a disposizione l’ area commerciale di via Verdi. E’ gia’ a”gara”  l’ area che fu dell’ intermodale, e’ dimenticata l’ area che fu il “mercato annonario” e che fine ha fatto la struttura di servizio del mercato del martedì?  Per tacere del bar di Parco San Marco. Fortuna che abbiamo passato all’ Università il Garage Ruspi e l’ ex sede della banca d’Italia altrimenti stavano ancora sul nostro groppone. All’ orizzonte c’è anche la gestione del Key. Ma in Comune pensano sul serio di risolvere tutto a pezzetti, in questo spezzatino mediocre di una urbanistica delle toppe. Capisco che da noi siamo più affini al furbo Arlecchino e meno al dotto Balanzone ma… Serve chi pensa non chi rattoppa.

Non si capisce che il nodo è un grande piano di ricucitura urbana, questi problemi sono risorse per ripensare la città, le sue funzioni, l’ erogazione di nuovi servizi. L’ universita non può essere la monorisposta a tutto. Serve, restiamo nell’ area del mercatino di via Verdi, una idea di “città della salute” con il Goretti, la Clinica San Marco, i centri analisi che si sono innestati nell’ area, gli studi medici, i centri di riabilitazione (è a 100 metri da via Verdi il centro di Finestra uno dei più antichi della città). Questa è una funzione, ci sono gli spazi… Pensiamola alla grande, non a vendere una gassosa ma magari a farci un polo di ricerca, un riferimento di servizio alla salute. Da innestare con altre funzioni. Ma no, si fa uno spezzatino, non si mette a sistema. Il polo della salute sta a 200 metri dall’ area di Stadio, Piscina, palazzetto e una serie di strutture dedicate a sport specifici. Pensiamo ad una città che al polo della salute sommi quello del benessere, c’è anche l’oratorio e quel gigante da recuperare del Key può essere un ulteriore punto di forza, per tacere delle ex autolinee.
Cito Pietro Gambadilegno che diceva: per essere grandi bisogna pensare alla grande. Altrimenti? Prenotiamo la banalità.