Sezze, l’ulivo di Francesca e il bronzo di Lidano

Sezze, l’ulivo di Francesca e il bronzo di Lidano

2 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

L’ulivo è il segno dell’ostinazione mediterranea a vivere nonostante il vento, nonostante il sole, nonostante la roccia, nonostante il sale, nonostante la secca, nonostante la mosca, nonostante il tempo che passa. E’ il simbolo di un mondo abbarbicato alla vita, dove tutto è ostile, dove nulla ha ordine. Ma è anche il simbolo di quell’essere uomini che è la radice della civiltà e parla greco. Quando Anna Giorgi, dirigente del Liceo Pacifici De Magistris di Sezze, mi ha mandato il pro memoria sulla cerimonia di piantumazione di un ulivo per ricordare Francesca Venditti, la ragazza di 18 anni, che della scuola era allieva, morta il 9 aprile per una malattia improvvisa, ho cercato di leggere i messaggi, i simboli, proprio in ragione di quel mondo dell’ulivo che di simboli è pieno. Una pianta che sfida il tempo, una pianta che segna i ricordi, una pianta che è testimone di un tradimento, ma sempre viva. E’, quello della scuola di Sezze, un gesto che non rassegna all’inevitabile, ma lo sfida è eversivo al fato, perché se la vita di Francesca è stata “corta”, l’ulivo è “eterno”. La canzone più famosa della Resistenza italiana recita di un fiore che “tutti quelli che passeranno grideranno o che bel fior, e questo è il fiore del partigiano morto per la libertà”. Questo ulivo è l’ulivo di Francesca vissuta poco, troppo poco, per la vita infinita che è diritto di ogni ragazzo di questa terra.

L’uomo ha un solo modo per sconfiggere la morte, ricordare e piantare un albero.

Quanta distanza, in questo atto dal tentativo di neoclericalismo della posa della statua di San Lidano al belvedere di Santa Maria. Da una parte la pietà nel ricordo, dall’altro il bisogno di retoriche di bronzo. Esiste un modo bello di testimoniare ed un modo prevalicante. Io non ci vivo da tempo a Sezze ma credo che il primo sia un mondo di cui capisco le radici, del secondo ho ostilità diffidenti. Si capirà da questo che mi piacciono gli alberi, non mi piacciono gli eroi, e mi piace lo sguardo libero quanto è vero che mi chiamo Lidano.