Sezze e quel centro storico che si fa “strano”

Sezze e quel centro storico che si fa “strano”

8 Ottobre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Scrivo tanto, penso troppo e vi ho bello che rotto le balle, per questo oggi lascio la parola ad una lettera, me l’ha mandata un mio ex studente e figlio di un mio vecchio amico Francesco che colgo l’occasione per salutare.

Sezze è un posto dove nella vita tutti si incrociavano e tutti avevano la stessa polvere. Non so se è così ancora ma spero di sì, e lascio al racconto di Diego Vicaro e alla sua speranza la descrizione del quadro setino. Mi risparmio, quindi, i miei pistolotti e le mie datate, quanto inutili, nostalgie

 

Ciao Lidano, da Maggio ci incontriamo una volta a settimana a S. Lorenzo, in una cantina di Vicolo Saturno trasformata in un rustico. Abbiamo deciso di chiamare questa esperienza “giochiamo insieme”, per il piacere di incontrarci e stare insieme con le nostre famiglie. Siamo ragazzi del centro storico cresciuti tra i vicoli, tra di noi risuonano cognomi che erano una parte della Sezze del centro storico dei miei tempi… Ottaviani, Di Raimo, Fanella, Forcina, Giusti, Ceccano, il tempo in cui non esisteva neanche la circolare di Baratta e non esistevano nemmeno i susaroli. Abbiamo deciso di rivivere il centro storico e di viverlo con i nostri figli. Al gruppo si sono uniti anche ragazzi di Latina che hanno il piacere di stare con noi. Siamo una trentina in tutto il gruppo, ma non siamo sempre tutti. I nostri figli giocano a S. Lorenzo mentre noi tra un bicchiere di vino e qualcosa di cucinato da casa, giochiamo a qualche gioco di società. Usiamo solo bottiglie di vetro, posate e bicchieri ce li portiamo da casa e ce li riportiamo per lavarli, senza inquinare. Eravamo veramente felici di questa esperienza, ho fatto da Cicerone nei vicoli intorno alla piazza dove sono stato battezzato e dove avevo mia nonna, dove tutti mi conoscevano come i nipote di Pappinuccio Ceglio d’oro. Qualche domenica a pranzo ci siamo pure apparecchiati in piazza ed abbiamo fatto le guide per sporadici turisti e sono capitate persone alla ricerca delle origini perdute nel tempo, di gente che porta i nostri cognomi ma ormai sono forastiere, a cui ho fatto vedere l’interno della chiesa… una signora ha pure pianto davanti alla Madonna del Carmine, di cui parlava sempre sua nonna ma che non conosceva…. Ai nostri figli abbiamo insegnato i giochi di un tempo che ora sono anche del loro tempo. Conosco ancora i nomi degli anziani che abitavano le case e mia cugina Kikka, che lì ha abitato fino a qualche anno fa li ricorda proprio tutti. Sabato invece abbiamo avuto paura di lasciare i bimbi tra i vicoli e li abbiamo guardati a vista, prima non era mai capitato ed era contro la filosofia delle nostre serate. Avevamo paura delle baby gang… io lo ritenevo assurdo perché non ho mai avuto paura tra quei vicoli, che mi hanno sempre dato un senso di sicurezza e di abbraccio, quando ero piccolo mi sorvegliava il paese e mia madre che lavorava alla Standa aveva aggiornamenti continui su cosa facevo per strada… Le dicevano le paesane “So visto figlieto steva a giocà alla posta”, “so visto figlieto che tirava gli insiti agli scasato”, “ce steva figlieto agli Guglietto ad allancià i sasci” e ad ogni vicolo c’era una nonna di un amico, una casa di un qualche compagno di strada ed una zitella che era zia di tutti… Quella sera sono uscito più volte e come d’istinto andavo nella via granne a dare un’occhiata a Vicolo della Speranza, che è il vicolo dopo verso il Vescovado. Avevo letto degli atti vandalici che subiva la signora Lucia e volevo capire. La sua casa non aveva più vetri alla finestra ma nylon, i vetri erano stati infranti ed il portone, divelto, era a terra… non capivo il perché fosse potuto succedere e con gli amici abbiamo condiviso il mutamento della piccola società setina che non toccava mai gli ultimi e che non li isolava. Li abbiamo ricordati insieme, ogni quartiere ne aveva uno e ad ognuno era garantita comunque la sua dignità. Congedandomi dalla serata per ultimo ed avendo l’auto parcheggiata a Porta Gioberti (dove ho abitato da studente e convissuto con mia moglie prima e dopo il matrimonio) quella sera non ho voluto fare la passeggiata con la mia famiglia su via della Libertà, lungo le mura coperte, ma ripassare a dare un’occhiata dalla signora. Si era appena fermata un auto ed il conducente gridava “c’è fumo”. Accorrendo sono entrato nel portone e le fiamme dentro l’androne erano alte già un metro e mezzo, non potevo fare nulla… abbiamo gridato alla finestra e la signora si è affacciata avvolta in una coperta che subito ci ha lanciato dalla finestra… l’abbiamo invitata a lanciarsi sulla coperta, eravamo in 6, tre donne e tre uomini, un gruppo fatto di passanti ignari e di un uomo di colore che era passato di lì per comprare le sigarette… La signora invece non si è fidata a lanciarsi e dalla porta finestra del primo piano si è sporta fino a quando non sono riuscito a prenderle le caviglie ed allora si è lasciata andare… il fumo intanto aveva invaso la casa e le fiamme alte uscivano fuori dall’androne… messa in sicurezza la signora abbiamo subito pensato al piano superiore. La signora M. che ci abita è anziana… abbiamo suonato e risuonato al citofono ma non rispondeva… alla fine abbiamo sfondato la porta di casa a calci e mia cugina è salita su per le scale, l’ha svegliata nel suo letto e l’ha portata giù per le scale… E’ stato terribile ma abbiamo evitato la tragedia, alla cattiveria abbiamo reagito con l’altruismo che alla mia generazione è stato insegnato. I Carabinieri sono arrivati subito, il 118 quasi immediatamente, anche i vigili del fuoco sono stati davvero veloci… alla stretta di Tommasotto (anche detta la stretta della caneletta) c’era pure un bocchettone antincendio che non ti saresti mai aspettato e il piccolo mezzo dei vigili che aveva finito l’acqua (il mezzo grande al palazzo di Masella non è riuscito a girare) si è potuto attaccare lì… La situazione è grave, anzi gravissima per un paese come il nostro, un mese fa sono stato aggredito alle nove e mezzo di sera perché ho urlato mentre alcuni stranieri ubriachi picchiavano un gruppetto di tredicenni al monumento… ma un Setino doc (Neonona) li ha allontanati a spintoni prima che fossimo a contatto… Bisogna fare qualcosa, è fuori dubbio… ma Lidano, ti ho scritto questa dettagliata descrizione per dirti che c’è una Sezze che resiste, che si fa domande e che cerca pure le risposte, che semina senza pensare al raccolto convinto che il frutto della semina sia di tutti, che non si candida alle elezioni ma che fa politica nella vita di tutti i giorni… Possiamo ancora fare qualcosa.

Diego Vicaro