A Sezze la mostra dei dinosauri e non è un mostro femmina

A Sezze la mostra dei dinosauri e non è un mostro femmina

6 Dicembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

LE PAROLE DA INVENTARE DI UNA STORIA FORSE VERA; CERTAMENTE FALSA

Avrà detto “ohi cetto”, avrà discusso il dinosauro blasfemo con quello codino se dinosauroLidano dovesse avere una statua lì dove dall’alto si vede la foresta i felce. Avrà corso verso il piano a mangiare il grano, o in montagna verso Bassiano a mangiare la coscia di un porcosauro pesante bagnato al sale del mare. O? Ma come si sarà chiamato il dinosauro setino che passeggiava per la cava di Petrianni come ora si fa alla macchia o prima alle piagge marine. Di certo avrebbe votato per Paride Martella e Serafino di Palma per “etnia” e non avrebbe tirato fuori una lira.

Dicono che in quel gruppo di dinosauri uno era Carletto, ma almeno in tre erano Lidanorex per battezzare almeno un teropodo bipede al culto di Santa Paresceve. Dicono che cc’era pure cchi, dei dinosauri, lavorava alla cava, come fanni i Flistone e c’è pure Fred e Barney, per tacere di Wilma e Betty che cercano di salvare quei due dai guai.

Storie dei dinosauri “ohi cetto” una razza rara che capisci dalla incantata. Basterebbe farne storie e non tristi, non chiudete i dinosauri setini nella seriosa storia della loro scoperta, ma raccontateli con la fantasia che hanno i bambini, con l’allegrezza malinconicca dei sogni dei vecchi.

Sezze è paese di dinosauri, ma non di brontosauri ma di allegrirex, burlonasauri, e abbottamazzopodi.

L’EVENTO E LA SERIA SPIEGAZIONE

Aprirà nella mattinata di giovedì 12 dicembre “Dinosauria: Le impronte di Sezze”, la mostra curata dalla Compagnia dei Lepini che punta a ripercorrere la storia evolutiva dei dinosauri mesozoici, a descrivere gli animali che lasciarono le impronte a Sezze e l’ambiente tropicale in cui vissero, nonché, le fasi dei delicati processi di fossilizzazione che hanno permesso la conservazione delle stesse orme, oltre 200 piste di impronte fossili rinvenute nel luglio del 2003 da un team di geologi, Daniele Raponi e Gaspare Morgante che, coadiuvati dal paleoicnologo Fabio Marco Dalla Vecchia, individuarono delle “strane tracce” presenti su una superficie di strato calcarea in una cava presso Sezze Scalo, che dopo attente analisi si rivelarono essere impronte di dinosauri, nel dettaglio un Titanosauro, grande sauropode quadrupede erbivoro, e i più piccoli ed agili Ornithomimosauri, dinosauri teropodi bipedi per lo più carnivori. Il luogo ha ottenuto il fregio di diventare uno dei monumenti naturali della Regione Lazio, con la prima pista di impronte di dinosauri Sauropodi ritrovata in Italia Centrale e uno dei siti ad impronte di dinosauri più rilevanti dal punto di vista scientifico di tutta Europa. Da qui l’idea della Compagnia dei Lepini di iniziare a ragionare sulla promozione dell’importante scoperta e la scelta di allestire una mostra a tema che sarà aperta fino al 19 gennaio 2020 (con orario di apertura 9.30-13.30/16.30-19.30, mentre resterà chiusa nei giorni 24-25-31 dicembre 2019 e il 1 gennaio 2020) presso Palazzo Rappini, in via Umberto I 46/48 a Sezze. Giovedì 12 si svolgerà prima una breve conferenza (prevista per le 10) presso l’Auditorium San Michele Arcangelo di Sezze, poi intorno alle 11:30 ci si trasferirà nei locali allestiti dentro Palazzo Rappini per il classico taglio del nastro: “L’allestimento – ha spiegato il presidente della Compagnia dei Lepini, Quirino Briganti – sarà arricchito da una grafica immersiva che riprodurrà i più noti dinosauri mesozoici e che contribuirà a “far entrare” ancor di più, e meglio, il visitatore nel regno dei dinosauri. All’interno della mostra saranno previsti alcuni laboratori didattici, pensati soprattutto per i più piccoli, come filmati a tema, visori in realtà virtuale, una stampante 3D con cui stampare le impronte, il nido delle uova, ma, soprattutto, renderanno ancora più suggestiva l’atmosfera della mostra alcuni modelli di dinosauri che andranno a rendere unica la visita. Si tratterà – ha concluso Briganti – di un’esperienza di conoscenza e comprensione di questo immenso patrimonio scientifico dall’eccezionale valore culturale, che per la prima volta viene mostrato in un allestimento organico e funzionale alla fruibilità di tutto il territorio lepino e non solo”.