Racconti d’estate / Rosa e Celeste vanno alla scuola materna

Racconti d’estate / Rosa e Celeste vanno alla scuola materna

10 Agosto 2020 0 Di Maria Corsetti

Per Rosa e Celeste arrivò il giorno di frequentare la scuola materna. I grembiulini nuovissimi, a quadrettini bianchi e rossi, erano stati stirati e inamidati. Odoravano di gigli. La mamma aveva ricamato sui colletti una piccola R in rosa per Rosa e una piccola C in celeste per Celeste, al fine di facilitare alle insegnanti il compito di riconoscere le gemelle. Un nastro rosa e uno celeste erano stati appuntati tra i capelli delle bimbe, in modo che anche voltate di spalle fosse facile distinguerle. Ad accogliere mamme e bambini una suora giovane. Anche se il suo abito monacale non ammetteva trucco, gli occhi scurissimi su un viso molto regolare (dove forse qualche ritocco alle sopracciglia c’era stato) colpivano nel segno.

A Rosa e Celeste furono assegnati due posti non vicini. Tutti si aspettavano che le gemelle facessero storie per la separazione, invece se ne stettero buone a guardarsi intorno, parteciparono interessate ai giochi con gli altri bambini, mangiarono con disciplina la merenda sistemata nei loro zainetti. L’aula era grande, piena di colori e di oggetti di gomma. Ma Rosa e Celeste furono assolutamente colpite dai bagni, dove i bambini venivano accompagnati anche senza che manifestassero particolari esigenze (non sai mai come li hanno abituati a casa). Rosa e Celeste non avevano mai visto bagni così piccolini, dove potevano sedersi senza fatica o lavarsi le mani senza salire sulla sedia. Non volevano più uscire dal bagno. Iniziarono a giocare una con l’altra come con le bambole: una faceva la mamma e l’altra la bambola che doveva lavarsi le mani o fare la pipì. Richiamate in aula, non ne volevano sapere di rientrare. Quel bagno così bianco, con tanti piccoli lavandini bianchi e tanti bagnetti in miniatura era un parco giochi ineguagliabile. Per risolvere la questione venne chiamata la Madre Superiora. Cosa succede qui? La Madre Superiora non era carina come la suora che le aveva accolte. Rosa e Celeste? A chi è venuto in mente? Troppo vanitoso per due bambine. Meglio usare i diminutivi. Rosetta e Celestina. Etta e Ina. Meglio così. A Rosa e Celeste i nuovi nomi piacquero e le convinsero a tornare in aula.

La circostanza che i diminutivi potessero suonare anche come Ina-Etta e quindi inetta, non passò per la mente a nessuno. L’ipotesi fu scoperta da un cugino ripetente alle scuole medie. Ma accadde anni dopo.

A riprendere Rosa e Celeste ci andarono le madrine, che, in onore all’ingresso delle piccole nel mondo della scuola, sfoggiarono gli orecchini, uno rosa e uno celeste, che erano nelle bomboniere del battesimo delle gemelle. La Madre Superiora in persona presidiava l’uscita per conoscere personalmente i genitori dei bambini che avrebbe seguito negli anni successivi. Rispettose del grado della Madre Superiora le madrine si presentarono, sfoggiando il migliore dei sorrisi in mezzo al quale brillava un diamantino incastonato tra i denti. Le ragazze appresero i nuovi nomi delle bambine.

Una volta a casa la mamma, ubbidendo alle decisioni della Madre Superiora, prese i grembiulini e sostituì la R e la C con la E e la I. Il problema che si presentò è che Etta e Ina come nomi non descrivevano alcun colore, quindi non aveva più senso distinguere in rosa e celeste. Una diversificazione si rendeva però necessaria per il corretto sviluppo dell’identità di due gemelle talmente uguali. Decise per la E rossa e la I bianca. Il nastro tra i capelli fu rosso per Etta e bianco per Ina. Si chiese se avesse dovuto portare un cambiamento radicale in ogni angolo della vita delle bambine: dal giorno della loro nascita la loro esistenza era stata scandita dal colore dei nomi, rosa e celeste.

Adesso non si poteva lasciare rosa e celeste una parte della vita e renderne rossa e bianca un’altra parte. Era evidente che tutto questo poteva ingenerare confusione. «Che strano – pensò la mamma – rosa e celeste vanno bene sia al femminile che al maschile, rosso e bianco no, bisogna declinarli di volta in volta». Per inserire il più possibile i nuovi colori nella quotidianità delle bambine furono acquistate tovagliette all’americana bianche con i ricami rossi e viceversa. Lo stesso fu fatto per le lenzuola. Alle madrine furono regalati un orecchino di corallo e uno di perla a testa per sostituire gli orecchini del battesimo.

«Non avrò neanche problemi alla prima comunione e alla laurea con i confetti» constatò la mamma, pensando a come calibrare confetti rossi e bianchi nel primo e nel secondo caso.

Il giorno dopo ad accompagnare Etta e Ina alla scuola materna ci andò il padre. Al quale non sfuggirono le grazie della giovane suora. Le gemelle furono consegnate come due oggetti preziosi ai quali aveva lavorato alacremente.

Il terzo giorno di scuola la mamma si riaffacciò per controllare che tutto procedesse per il meglio. La volta precedente non aveva notato la vita sottile della giovane suora. Come se le si fosse ristretto il vestito, pensò.

Qualche anno dopo si presentò il problema di spiegare a Etta e Ina il fatto che papà era andato a vivere con la giovane suora loro insegnante. A Etta e Ina la cosa sembrò assolutamente eccezionale: una suora in famiglia! Bisognò quindi spiegare che la suora non era più suora perché le suore possono vivere solo con le altre suore. Questa cosa a Etta e Ina dispiacque un po’.

Ci avevano sperato. Sarebbe stata la cosa più bella da raccontare ai compagni della scuola elementare. Le bugie non si dicono, ma alle bambine non sembrò una grossa bugia raccontare lo stesso che papà viveva con una suora mentre loro stavano con la mamma. Però non venivano prese sul serio quando raccontavano questa cosa. La maestra delle elementari aveva detto loro che non era possibile a meno che la suora non fosse una sorella del papà che era andato a trovarlo. «Forse le cose stanno così» pensarono Etta e Ina, ricordando che alla scuola materna tutti chiamavano la suora “sorella”. Quindi raccontarono che papà viveva con sua sorella e che presto sarebbe nato un fratellino. Ma anche in questo caso le due gemelle non vennero prese sul serio.

 

Racconti d’estate / Il battesimo di Rosa e Celeste