Sezze ha bisogno della sinistra e la sinistra di Sezze. La motricità per uscire dal fango

Sezze ha bisogno della sinistra e la sinistra di Sezze. La motricità per uscire dal fango

30 Aprile 2021 0 Di Lidano Grassucci

AVVISO AL LETTORE: Sono di parte, sono distante, c’è amore in questa mia e stavolta sono stato lungo e odio chi scrive troppo, quindi odiandomi buona lettura. Ospiterò volentieri su queste colonne chi avrà da dire (senza offendere alcuno)

 

 

“Certe persone sono cattive unicamente per bisogno di parlare. La loro  conversazione, chiacchiera nei salotti e cicaleccio nelle anticamere, somiglia a quei camini che consumano presto la legna: occorre loro molto combustibile, il prossimo.”

Victor Hugo

 

 

Leggo su La Notizia Condivisa un appello a sinistra di Franco Abbenda, accorato. Un appello a sinistra. Con lo stesso spirito scrivo la mia, magari con meno merito e maestria, ma per discutere.

Non vivo a Sezze da decenni, quindi osservo da lontano, ma con la consapevolezza di essere coinvolto per amore di radici, per radicato amore. Quindi dico la mia, non richiesta e, forse, manco necessaria.

Oggi Sezze è dentro una tempesta e nella tempesta si può agire in due modi: cercare di salvarsi o cercare di salvare più cose possibili per ricominciare.

Nel primo caso dai la colpa a Giove pluvio e proponi per la prossima volta sacrifici umani contr la sua ira facendoti sacerdote. Nel secondo cerchi di capire come fare nello stesso mondo devastato un mondo nuovo, migliore di quello di prima e non fai sacrifici umani, ma umanamente ti interroghi su cosa non hai fatto tu per gestire al meglio la tempesta.

Non cerchi la colpa ma cerchi di capire la soluzione.

Qualche decennio fa questa comunità fu stravolta da una ondata di lucentezza e di ostentata ricchezza che poi si rivelò non oro ma ottone ben lucidato. Setiapolis portò Sezze dalla parsimoniosa economia rurale alle luci effimere dell’economia virtuale. In quella occasione si cercò il colpevole, si trovò Caino e il resto ci sentimmo Abele e…

Sono passati gli anni e il male sta nel contare i soldi, quella avidità di allora portata ad ora (con tutte le differenze del caso). Ora si mette alla berlina la politica che non aveva visto, non aveva fatto: ma gli altri? I preti che entravano tutti i giorni in cimitero dove erano, la società civile se sapeva non ha parlato (come la politica nelle medesime condizioni), la rete della partecipazione dove era? Noi giornalisti? Io stesso seppur lontano. Tutti chiacchieranti, oggi sapienti, ma tutti non facenti niente in egual misura nella verità che “non sapevamo niente”, ma vale “nessuno escluso”

Naturalmente qui non ci sono reati, quelli afferiscono chi li fa e sono individuali, non ci sono giudizi morali, ciascuno se la veda con la sua morale. Ma riguardano il vivere insieme. Sui reati ci sono magistrati e guardie, sulla morale preti, confessionali e coscienze.

Resta “la polis”, e qui è il nodo. Esiste una “polis” o ciascuno saccheggia a suo mondo il male? Chi per sostituirsi agli ammalati, chi per fare carriera, chi per vendicarsi, chi per sentirsi mondato dal suo limite e diventa tutto peloso con un retrogusto ingiusto che ha parole “giuste” ma “omissioni marcate”. La polis è quel terreno comune dove cimentare le intelligenze, coltivare la comunità e non le ambizioni.

Franco Abbenda (mi scuserà se lo cito come mio artificiale interlocutore), dice alla sinistra di essere altra sinistra e non ha certo torto: ma cosa significa essere di sinistra? A Sezze c’erano i contadini, il Pci, e l’idea di emancipare i bambini con lo studio. Un progetto ambizioso… ora siamo tutti laureati. La sinistra emancipa e ha senso, ora?

I consigli comunali setino da decenni non sono malati di ossa, ma di consenso-persone che è lontano anni luce dal progetto collettivo del Pci, della sinistra.

A Setiapolis i setini non cercano lavoro ma “rendite” finanziarie, al cimitero non si cerca lavoro ma “rendite” in “fantasiose economie circolari”. In entrambi i casi  si urla contro i mercanti nel tempio, ma in troppi hanno già pronte le bancarelle loro, attaccano per sostituirsi non per cancellare la “rendita” in nome del lavoro, del merito, delle opportunità.

Se fossi la sinistra? Cercherei il male nella struttura profonda della comunità, nella mancanza di una economia reale nella città ormai dormitorio a servizio di altre aree metropolitane a loro volta periferia di altri mondi. Qui non c’è turismo, non c’è economia agricola, non c’è idea industriale e non siamo città di servizi. Siamo case

Eravamo riferimento culturale, ma la cultura non viaggia in Hummer, è fatica e spesso non consente consensi.

Qui non ci troviamo davanti a eventi di cronaca che con la testa enfasi con cui oggi vengono raccontati tra poco verranno dimenticati, qui non c’è il patto civico, la comunità.

La sinistra? Faccia la sinistra vada dai nuovi proletari, i ragazzi che non possiedono neanche il tempo, e progetti il futuro e nessuno si senta escluso. Ci siamo laureati per non viver come bestie ed ora accettiamo le bande, i Torquemada, i Savonarola,  i vicerè?

Io se stessi al mio paese andrei dal migliore di noi e gli chiederei tu sei il campione ecco la mia spada riprendiamo Gerusalemme e combattiamo dalla nostra Fede per far si che ciascuno preghi la sua con la stessa intensità con cui siamo orgogliosi della nostra.

Al primo che mi racconta di colpe darei l’indirizzo della caserma più vicina e anche una auto per fare presto, e a chi mi dice di sapere ma per sentito dire pregherei il silenzio di scoprire.

Ho detto la mia cime mi è venuta, amo la giustizia nelle regole del rispetto anche di Caino, non amo la giustizia nelle piazze quella per Barabba, quella per Hitler, per Mussolini. Amo la piazza difficile dove ci si divide tra guelfi e ghibellini, tra Inter e Juve. Amo chi la pensa diverso e vuole salvare e non bara a salvarsi. In principio fu il Verbo, che si discuta e non si rimanga muti.

 

PS:

Una signora mi scrive dall’America: “i miei sono di Sezze, me ne hanno parlato tanto- Ora vorrei tornare a vivere la”.

Esiste una bellezza di questo posto che non è giusto contarco sopra i denari anche fossero più di 33. Ma questa è un’altra storia