Sezze/ Questa campagna elettorale da insetti in una città di falchi

Sezze/ Questa campagna elettorale da insetti in una città di falchi

24 Luglio 2021 0 Di Lidano Grassucci

Un signore alla fine dell’800 immaginò che gli uomini con una pallottola sarebbero arrivati sulla luna, che sarebbe stato possibile navigare 20 mila leghe sotto i mari. Si chiamava Giulio Verne era francese ed era “matto”.

Signori meno matti di lui sognarono qui, qui da noi, che i bambini degli analfabeti si sarebbero dovuti laureare. Signori meno matti di lui sognarono, qui qui da noi che la “fatica” diventasse lavoro.

Signori meno matti di lui sognarono qui, qui da noi, che i vecchi dovevano essere curati a casa, con l’amore della famiglia, del quartiere e che per farlo ci sarebbero voluti infermieri, medici, donne e uomini capaci di fare quello che ci sarebbe stato da fare.

Ci fu anche chi pensò che “giocare” non era un caso ma stava nel mestiere di essere bimbo per diventare uomo.

Sezze inventò la ludoteca, la scuola infermieri, la geriatria, i servizi sanitari a domicilio, fecero una scuola così grande che ciascuno poteva trovarci modo e tempo per il suo talento, anche quello di fare il sugo.

Quei signori non pensarono al bisogno contingente, ma lo lanciarono lontano, lontano, in un tempo che non era presente, ma sarebbe venuto.

A Sezze oggi si passa il pallone al vicino per paura di perderlo e non si prova il tiro lungo, non si cerca di lanciare quel talento che, come Chiesa, rischia pure di fare gol e cambiare le sorti del gioco. Qui si pasa la palla ai morti.

Una comunità rattrappita a non darsi un ruolo nel mondo restando così fuori dal mondo.

Durante questa pre campagna elettorale, da osservatore lontano, ho capito le ambizioni ma non ho compreso le soluzioni, non quelle contingenti quelle lontane quelle per cui c’è una ragione per essere primi. Fare una scuola per infermieri significò fare di tanti ragazzi di qui dei professionisti seri, ma anche di dare opportunità a ragazzi di altrove di farsi capaci qui e tra noi sentirsi un poco noi, popolando questo posto che per sua natura si sta svuotando (e non è colpa di alcuno, ma problema di tutti) .

Sezze non ha bisogno di un nuovo posto dove mettere le automobili, ha bisogno invece di un nuovo modo di pensare il domani. Ha una scuola capace di cambiare pelle, di farsi riferimento del mondo che sta per arrivare con l’alberghiero e altre esperienze.

Con una banda facemmo bandisti per mille musiche prime nel modo, ora? Ora bisognerebbe osare pensare come pensarono quelli che fecero opportunità nel gioco dei bambini, nella cura di chi si faceva anziano e di chi aveva bisogno di una mano.

Non è un parcheggio che ci salverà, ma un sogno.

Ah, è vero io non ci vivo più ma mi dispiace eguale. E’ triste da tempo, è vero da troppo tempo, a paradosso di un posto dove si sfottevano anche gli alberi, e pure i gatti erano capaci di freddure.

I signori meno matti di Verne erano quei riformisti che provarono a leggere capoculo il mondo: non dalla parte dei padroni, dei sapienti, ma da quelli di quelli che restavano dopo i signori, i preti, i chierichetti, tutte le divise che ci sono. Gli avanzi.

Il mio programma elettorale lo inizierei dalla scuola…