Maurizio Marchetti: il Giro d’Italia a Sezze e una maglia colorata

Maurizio Marchetti: il Giro d’Italia a Sezze e una maglia colorata

17 Maggio 2019 0 Di Francesco Toldo

Il Giro d’Italia è ritornato a calcare le strade della nostra provincia. Maurizio Marchetti, setino doc, tra gli anni ’80 e ’90 ha ottenuto vittorie e piazzamenti di prestigio. Ha corso contro i più grandi campioni del periodo: Miguel Indurain, Marco Pantani, Lance Armstrong e Gianni Bugno, per citarne alcuni. Lo incontro un pomeriggio di questo pazzo maggio in un accogliente bar di Borgo Faiti. Iniziamo a parlare davanti a due bevande calde, neanche fossimo in pieno inverno.

Maurizio, il Giro quest’anno passa per le strade di Sezze. Qual’e’ il tuo primo ricordo della corsa rosa?

“Ero bambino. Mi ricordo la frase tipica degli appassionati che sentivo per la prima volta: “ha preso la maglia rosa”. Un anno, il Giro d’Italia passò davanti casa mia, di fronte all’ex mattatoio, attuale sede del centro culturale “La Macchia“. Parliamo degli anni ’70. Il duello era tra Gimondi e Merckx. Merckx e Gimondi. Le grandi corse se le giocavano quasi sempre loro due”.

Un’edizione che ti è rimasta impressa?

“Quella del 1985. Bernard Hinault, il campione francese che pedalava con grande potenza, si portò a casa la maglia rosa. Poi fece doppietta con il Tour de France. Ultimo francese vittorioso a Parigi. Quello fu un bel maggio per me, perché mentre Hinault dominava per le strade d’Italia, io arrivai primo dell’Esercito al Giro d’Abruzzo dilettanti. Grande soddisfazione in una corsa impegnativa. Avevo 19 anni”.

Cos’è il Giro d’Italia per te?

“Una festa popolare e sportiva. Prima dico popolare perché davvero coinvolge interi territori e persone di età diverse che magari neanche si intendono di ciclismo. Ma tutti apprezzano lo sforzo che fanno i corridori lungo le strade. Quando correvo questo io lo sentivo: la gente ti incita e magari la fatica la senti un po’ meno”.

Ormai da qualche anno hai ideato il progetto “maglia etica antidoping”. Di cosa si tratta?

“Nasce nel 2012. L’ho presentato al “Memorial Bardelli” di Pistoia, il più importante evento italiano sul doping, organizzato dal compianto Renzo Bardelli. Ho pensato a questa maglia come un premio da assegnare in una classifica a punti nelle gare a tappe più importanti al mondo, come il Giro, il Tour e la Vuelta. Penso a dei traguardi volanti inseriti nelle tappe, in cui i primi classificati verrebbero sottoposti al controllo antidoping. Quindi sono gli atleti che scelgono liberamente di farsi controllare. Non subendo solamente questi controlli”.

È stata già sperimentata in qualche gara?

“Sì, la prima gara è stato il Giro della Valle d’Aosta, una delle più importanti gare a tappe under 23 d’Europa. Poi in gare juniores come il Gran Premio Etico del Monferrato nelle Langhe, in Piemonte. Qui da noi la maglia etica è stata messa in palio al Gp Falcone di Terracina, organizzato da Tiziano Testa, un’istituzione dello sport pontino. È stata adottata anche dalla Gran Fondo di Roma voluta dall’organizzatore Gianluca Santilli.”

Le istituzioni sportive stanno appoggiando l’iniziativa?

“Devo ringraziare l’Unione Nazionale Veterani dello Sport: tramite la mia associazione “Sapientiae Motusque”, mi aiuta ad organizzare convegni e incontri sul tema del doping. Il Presidente del CONI Giovanni Malago’ ha inviato una lettera personale di sostegno all’iniziativa della maglia etica e al mio progetto “La scuola unico antidoto al doping” ormai più che ventennale, con incontri nelle scuole”.

Grazie Maurizio, grazie per la tua passione. Godiamoci questa giornata di festa sulle nostre strade.