Racconti d’estate / La Prima Comunione di Rosa e Celeste

Racconti d’estate / La Prima Comunione di Rosa e Celeste

13 Agosto 2020 0 Di Maria Corsetti

Mentre quasi tutti gli altri bambini della scuola avevano fatto la prima comunione alle elementari, a Rosa e Celeste toccò in prima media per una concomitanza.

Programmato per la quinta elementare, l’evento fu rinviato di un anno perché, proprio nei giorni in cui c’erano le comunioni, il papà aspettava la nascita del secondo fratellino. Le madrine erano state incaricate di spiegare con delicatezza alle gemelle che forse era più opportuno non far accavallare gli eventi e – visto che è più difficile rinviare una nascita che una prima comunione – dovevano essere loro a venire incontro alle esigenze della famiglia. Rosa e Celeste ci rimasero un po’ male, soprattutto perché vedevano allontanarsi tutti quei regali che avrebbero ricevuto. C’era inoltra da risolvere la questione del catechismo già frequentato: sarebbe stato possibile l’anno successivo far valere quelle ore sottratte al pattinaggio e frequentare solo il residuo? Il problema dei regali fu sistemato con un bonus da spendere in un negozio di accessori per bambole e bambine e un pranzo da Mc Donald. Quello delle ore di catechismo era più difficile. Anche perché la parrocchia era la stessa della scuola materna, dove il papà aveva incontrato la suora che aveva abbandonato i voti e ora stava per mettere al mondo questo secondo figlio al quale non bastava essere figlio di un peccato innominabile, ma doveva anche interferire con la data in cui le sorellastre avrebbero assunto la prima comunione.

Per parlare con il parroco le madrine tirarono fuori il serissimo tailleur che usavano per lavorare come promoter nei supermercati sotto Natale. Giacca e pantaloni blu, camicetta bianca. Vestite uguali per difendere la causa di due gemelle identiche: il parroco le stette a sentire perché la situazione gli sembrava irreale e perché apprezzava il fatto che le madrine onorassero con tanta volontà l’impegno da loro assunto il giorno del battesimo, occupandosi delle figliocce in questi momenti.

In realtà la mamma aveva incaricato le madrine perché il sacerdote non l’aveva mai vista in chiesa e per un parroco l’incontro sarebbe stata l’occasione di rimarcare questa circostanza e tessere la sottile tela di un ricatto, che avrebbe visto le figlie fare la comunione con lo sconto sulle ore del catechismo se lei si fosse fatta vedere a messa. Le madrine, invece, avrebbero potuto dire che abitavano da un’altra parte della città e frequentavano un’altra parrocchia.

Le madrine spiegarono la situazione al parroco, chiedendo all’uomo di chiesa di capire due bambine i cui genitori si erano separati quando loro erano ancora molto piccole, il cui padre si era fatto una seconda famiglia e la cui madre cercava di non creare traumi, facendo apparire questa situazione come normale. Continuarono dicendo che un altro anno intero di catechismo avrebbe previsto inevitabilmente una ripetizione del programma con il rischio che le bambine si distraessero e quelle ore andassero perse, mentre potevano essere usate per allenare le giovani menti.

Da parte sua il parroco spiegò che mai si può parlare di tempo perso quando si parla di questioni religiose e che, proprio perché le bambine avevano dovuto rinviare la loro prima comunione, avrebbero avuto diritto a un maggior numero di ore di catechismo che le aiutasse a capire il significato del sacramento al quale si accingevano.

Le madrine rilanciarono dicendo che c’era comunque tutta la preparazione alla cresima ancora da fare e sicuramente quello sarebbe stato il momento migliore per rafforzare il loro credo.

Madrine e parroco giunsero a un accordo: invece di due volte a settimana, Rosa e Celeste avrebbero frequentato il catechismo una volta a settimana. Di più non si poteva fare.

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Vestite di bianco immacolato, senza alcun nastro rosa o celeste che potesse distinguerle, di fronte alla famiglia allargata che prevedeva anche la ex suora, Rosa e Celeste presero quell’ostia consacrata che si attaccò subito al palato. La catechista aveva spiegato che l’ostia non si può masticare. Con la punta della lingua cercarono di srotolarla pian piano. Sentirono la cialdina da asciutta divenire un piccolo corpo bagnato che scivolò in gola. Il grande passo era stato compiuto.

Fuori della chiesa tutti i bambini e le bambine vestiti da prima comunione si raccontavano le emozioni. Qualcuno di loro ammetteva di avere masticato l’ostia. Fu guardato come il peggiore degli assassini dagli altri che consigliarono una immediata confessione perché se per caso fosse morto prima sarebbe di sicuro andato all’inferno. Il bambino colpevole chiese ai genitori di poter rientrare in chiesa per confessarsi, ma non fu ascoltato: i parenti stavano aspettando per il pranzo. Il piccolo visse quei momenti con grande angoscia. Non osava neanche pregare di risparmiargli la vita perchè di sicuro le sue preghiere non sarebbero state ascoltate, in quanto in peccato mortale.

Sempre fuori la chiesa, mentre per i piccoli si consumava il dramma dell’ostia masticata, i grandi vedevano soddisfatta la loro curiosità di vedere finalmente la ex suora, insegnante dei figli alla scuola materna, oramai mamma di due bambini.

I prodotti del peccato erano molto belli e ben curati. Ma questo non poteva essere una giustificazione di fronte al comitato delle madri che si scambiavano parole e occhiate di scandalo per il fatto che la ex suora partecipasse alla prima comunione delle due gemelle, che si presentasse in chiesa, che facesse vedere a tutti i suoi bambini. Per quanto sussurrate, le parole furono ascoltate lo stesso da un paio di comunicandi. I quali si chiesero se quei due bei bambini fossero condannati ad andare nel limbo come quelli non battezzati. I comunicandi si avvicinarono e chiesero se i due bambini fossero stati battezzati. La risposta affermativa fece scaturire un secondo problema: se erano stati battezzati, il limbo non era luogo per loro. Allora l’inferno? E perché all’inferno? Magari la mamma che li aveva messi al mondo doveva andare all’inferno, ma se i figli non avevano commesso colpe perché dovevano andare all’inferno?

Queste disquisizioni teologiche andarono a unirsi a quelle sull’ostia masticata. Ma il dilemma dell’ostia masticata poteva risolversi con la confessione, sempre a patto di riuscire a confessarsi prima di morire. Il secondo problema era invece oggettivamente più complesso. Decisero che forse al catechismo della cresima avrebbero avuto una risposta. Sicuramente l’avrebbero avuta perché alla cresima si imparano cose più difficili. Tanto difficili che allo stato attuale i comunicandi non sapevano neanche cosa fosse esattamente la cresima, mentre avevano capito perfettamente cosa fosse il battesimo e la prima comunione.

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Vicino alla ex suora c’era una donna anziana, la mamma, che era la più felice di tutti perché la figlia aveva fatto un passo indietro rispetto ai voti e ora poteva godersi quei bei nipotini. Era talmente grata a Rosa e Celeste per aver fatto incontrare il loro papà con la figlia, che aveva comprato per la prima comunione delle gemelle due paia di pattini nuovi. Da usare nelle ore che le madrine sarebbero riuscite a sottrarre al catechismo, non puoi mai sapere cosa accadrà per la Cresima.

 

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