Racconti d’estate / Gli intrighi letterari di Rosa e Celeste

Racconti d’estate / Gli intrighi letterari di Rosa e Celeste

17 Agosto 2020 0 Di Maria Corsetti

«Perché vi siete scambiati i vestiti?» avevano chiesto i genitori, più per curiosità che per preoccupazione, a Rosa e Celeste in occasione del loro 18esimo compleanno. «Uno scherzo, per vedere chi ci cascava».

Alla soglia della maggiore età si erano sentite poco letterarie. I gemelli dei romanzi sono obbligati a condurre una vita perfettamente uguale o incredibilmente diversa. Si sentivano troppo normali. Da loro, gemelle, gli amici si aspettavano qualcosa di più. Si raccontava di gemelli che avevano barato agli esami universitari, che preparavano un esame per uno e lo sostenevano due volte a testa, studiando la metà. A che sarebbe servito un giorno tutto questo, come l’abitudine, pareva consolidata stando sempre ai racconti, di ingannare i fidanzati scambiandosi per un giorno.

Rosa e Celeste non avevano mai avvertito l’esigenza di scambiarsi, ma per la festa dei loro 18 anni avevano voluto provare. Se Rosa mette un vestito Celeste, diventa automaticamente Celeste. I genitori se ne erano accorti dopo qualche minuto, anzi alla prima occhiata qualcosa non aveva quadrato, alla seconda le avevano scoperte. Ma quelli erano i genitori, la letteratura si fa con il resto del mondo.

In un giorno di settembre, quando l’aria sa di uva e di mare, Rosa e Celeste decisero di dare un tono letterario alla loro vita. Approfittarono di un paio di corteggiatori che, senza saperlo, si ritrovarono al centro di un esperimento. Se uno dei due aveva appuntamento con Rosa, Celeste passava da quelle parti qualche minuto prima della sorella per vedere se si illuminava pensando che fosse la fidanzata. Per nulla innamorate, pensarono anche che fosse arrivato il momento di approfondire certe esperienze intime, già consumate, ma ancora non conosciute veramente. Ogni sera segnavano su un foglio sensazioni, piacevoli e non. Il fatto di non essere innamorate era fondamentale: non c’era bisogno di raccontare cose non vere per salvaguardare l’onore dell’amato. Si poteva essere impietose senza rimorsi. Si poteva usare la gemella per vedere le reazioni del fidanzato. Se il fidanzato di Rosa diceva di apprezzare le ragazze con i capelli rossi, il giorno dopo era Celeste a cambiare colore alla chioma. Allo stesso modo il fidanzato di Celeste poteva vedere addosso a Rosa gli abiti che gli piacevano tanto. Ogni volta il fidanzato di una si trovava a vedere nell’altra la donna che avrebbe voluto. L’esperimento funzionava benissimo, quando si usciva tutti e quattro insieme c’era un’aria strana. Sguardi che si incrociavano, suggerimenti sul «perché non fai come tua sorella», risposte del tipo «Già siamo uguali ci manca anche che ci vestiamo e facciamo i capelli allo stesso modo».

C’era però un fattore che non avevano calcolato: la diversità oggettiva dei due, specie nell’intimità. Ad entrambe sembrava che il fidanzato di Celeste fosse più interessante sotto certi aspetti. Le schede compilate di giorno in giorno parlavano chiaro. Ma l’ipotesi dello scambio era stata esclusa fin dall’inizio. Ma, se il fidanzato di Celeste si fosse interessato a Rosa, allora non sarebbe stato uno scambio se fosse andato con Rosa consapevole di stare con Rosa. Rosa tenne questa idea per sé e continuò a fare di tutto, come da patti con Celeste, per piacere al di lei fidanzato.

A Celeste invece piaceva sempre di meno farsi bella per uno che, stando alle schede, ignorava determinati passaggi. Ma se Rosa avesse scritto schede diverse, Celeste avrebbe ripreso a farsi desiderare.

Rosa pensò che la soglia della bugia era già stata superata quando aveva preso a farsi guardare dal fidanzato di Celeste non per via del gioco concordato con la sorella, ma per farlo realmente interessare a lei. Come si possono dire, le menzogne possono anche scriversi. Possono scriversi come si scriverebbe un romanzo. E se la realtà risulta un po’ diversa è solo perché si è scelta la forma del romanzo per descriverla. Se si rende il proprio fidanzato protagonista di un romanzo, di conseguenza la sorella proverà attrazione per quel protagonista. Specie se si costruisce sui gusti della sorella. Iniziava così il romanzo di Rosa:

La cucina è di quelle piccole e bianche, con tre fornelli. Poggiata sul marmo grigio del tavolo, attaccata alla bombola. Tra grappoli di pomodori appesi, uva messa a seccare e barattoli di marmellata. Il panorama è fatto di tanti alberi di mandarini carichi dei loro frutti. La cucina è buia, illuminata solo dall’arancione. La scala di legno che porta in soffitta taglia obliqua tutto l’ambiente. Nel caminetto c’è ancora qualche avanzo di brace. Per friggere i pezzi di parmigiano preferisce il fornello. L’olio inizia a scoppiettare dentro il pentolino. La cucina si riempie d’odore di oliva. Intorno ai pezzi di parmigiano si forma una crosticina, dentro rimangono morbidi. Li mette su un piatto grande, bianco. Apre un barattolo di marmellata di bergamotto: non ha nulla di dolce, è qualcosa che rinfresca il palato. Sul piatto bianco il parmigiano fritto colore dell’oro e la marmellata arancione scuro. Sul letto di ferro, guarda le travi grosse di legno, la televisione è accesa. Dopo essersi fatti una canna, hanno fatto anche l’amore e la fame è venuta di conseguenza. Un piatto di pastasciutta avrebbe stonato, sarebbe stato laborioso da preparare, difficile da consumare tra le lenzuola, poco condivisibile. I tocchetti di parmigiano fritto si squagliano in bocca pieni di gusto e subito dopo arriva la marmellata di bergamotto con la sua freschezza. Un’esplosione tra le labbra e la lingua. Va a finire in gola e viene inghiottita con un movimento consapevole per ricominciare da capo. Quando la saliva impazzisce interviene un sorso di caffè d’orzo lungo, lunghissimo, per ridare equilibrio a una sera scandita dai rintocchi dell’orologio in piazza».

Quanto sa essere amore un amore raccontato. Quanto può piacere l’idea di una casa sospesa nel mondo. Quanto può affascinare una ragazza di diciotto anni l’idea di una intimità vissuta con tanta disinvoltura. Come se fosse cosa di tutti i giorni farsi una canna, quindi fare l’amore e mangiare parmigiano fritto tra le lenzuola.

Eppure dalle schede risultava che il fidanzato di Rosa stava diventando proprio così. I pensieri di Celeste si fecero cupi. Quel ragazzo che lei aveva sottovalutato e disprezzato, fino a non stare più al gioco inventato con la sorella, all’improvviso diventava interessante. Non lo avrebbe detto a Rosa, ma avrebbe lavorato per diventare perfetta per lui.

Qualcuno ha detto che c’è chi non si sarebbe mai innamorato, se non avesse letto dell’amore. Purtroppo si conoscono prima le storie a lieto fine che tutte le altre. Nella vita il primo impatto con l’amore è quello che descrivono Biancaneve e Cenerentola. Madame Bovary viene dopo. Dopo i Promessi Sposi, che vanno a finire bene. Gli amori delle tragedie greche sono tra uomini e dei, appartengono ad un’altra dimensione, quella degli intrighi.

Rosa e Celeste si ritrovarono immerse fino al collo nel loro intrigo, innamorate segretamente e reciprocamente l’una del fidanzato che l’altra non amava. Uscire fuori da tutto questo appariva impossibile e devastante. Per la prima volta si trovarono di fronte al muro della vita, al burrone dell’amore, alle tossine della menzogna.

Con le madrine avevano sempre chiacchierato in quattro, ma la questione questa volta richiedeva che ognuna delle due sorelle la risolvesse per conto suo. Fu Celeste, che si sentiva tremendamente colpevole, senza sapere che Rosa lo era altrettanto se non di più, ad andare a trovare il padre per chiedere aiuto e consiglio. Pensandoci bene il papà doveva aver passato qualche brutto momento simile quando aveva deciso di lasciare la mamma per stare insieme alla loro insegnante suora della scuola materna.

Omettendo qualche passaggio su canne e lenzuola, Celeste raccontò tutto. Il papà decise di convocare a parte Rosa per conoscere meglio la vicenda. Il quadro gli parve abbastanza chiaro, anche perché Rosa raccontò proprio tutto, facendo passare per pura invenzione letteraria i particolari che Celeste aveva evitato di raccontare. Uscire da una storia del genere era possibile solo con la fuga. Un chiarimento tra i quattro ragazzi era impossibile senza che tutti e quattro ne uscissero umiliati, cosa che le figlie avrebbero meritato, ma i fidanzati no. Meglio lasciarli soffrire, farli macerare di dolore pensando all’amore perduto, che renderli consapevoli dei piani delle gemelle.

Le vacanze di Natale arrivarono provvidenziali: un soggiorno di tre settimane a Londra a lavare i bicchieri in un pub abbassarono il tasso di letteratura nel sangue delle ragazze e resero i due fidanzati liberi di passare un capodanno fedigrafo nel centro di Roma.

 

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